Rocambole Garufi, I due romanzi di Orwell contro il totalitarismo conformista: “Fiorirà l’aspidistra” e “Una boccata d’aria”

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I romanzi di Orwell contro il totalitarismo conformista: “Fiorirà l’aspidistra” e “Una boccata d’aria”

di Rocambole Garufi

Sebbene scritti in periodi diversi, i romanzi Keep the aspidistra flying e Coming up for air presentano una problematica molto simile. Anzi, meglio, essi racchiudono quasi il ciclo interiore della vita di Orwell, ciclo nel quale la prima opera è la fase velleitaria e disperata e la seconda e la rassegnata conclusione.

Keep the aspidistra flying fu scritto nel 1936 (ancora lo scrittore si firmava Eric Blair) e narra la storia di Gordon Comstock, ultimo rampollo, con la sorella zitella, della sua famiglia.

Il dramma che lo affligge è proprio la mediocrità del suo ambiente. Dei suoi antenati, infatti, solo il nonno è riuscito a mettere su un po’ di soldi, quanto basta per prendere le abitudini e la mentalità del piccolo-borghese, ma non sufficientemente per far seguire i fatti alle velleità.

Fin da piccolo, Gordon è stato educato a un modello di vita superiore alle possibilità della sua famiglia. Lo si è voluto far studiare, sacrificando per questo la sorella (per l’educazione di questa non restava più nulla da spendere). Ma, forse per la poca vitalità di tutti i parenti (questa mancanza di vitalità appare quasi un male ereditario che pesa come un atroce destino sul protagonista), il risultato degli studi per Gordon è solo un fortissimo senso di estraneità dal mondo che lo circonda.

La mancanza di denaro ha il sapore di una maledizione perché nell’ambiente ricco della scuola egli è il povero; l’inferiore (in ciò è facile leggere un riflesso delle esperienze di Orwell al St. Cyprian).

Da tutto ciò in Gordon nasce una confusa volontà di riscatto. E qui si ripropone la più tipica tematica orwelliana: la lotta, cioè, dell’individuo contro la società che lo soffoca. Tematica che, più in grande, ritornerà il 1984.

Una volta finiti gli studi, Gordon si trova ad essere una specie di ibrido, né carne né pesce: troppo povero per entrare nell’ “élite” e contemporaneamente troppo segnato dalla sua educazione borghese per riuscire ad integrarsi veramente nella società dei poveri.

In questo clima, il giovane matura la sua ribellione alla legge del denaro e decide di diventare un poeta. L’ironia della sorte vuole, però, che l’unico lavoro nel quale egli avrà successo sarà quello di scrittore di slogans e racconti pubblicitari. L’ironia sta nel fatto che la pubblicità è la prima e più mostruosa figlia della società del denaro (perché riduce il senso della vita al consumo di un prodotto).

Ben presto la contraddizione nella quale la sua esistenza si ribatte diventa insopportabile per Gordon e, dopo la pubblicazione di un volumetto di poesie destinato a scarso successo, egli si licenzia dall’agenzia pubblicitaria.

La decisione di Gordon è di vivere da povero per riacquistare la sua piena libertà di contestatore della società del denaro. Si cerca, quindi, un lavoro mal pagato presso un libraio e incomincia a vivere l’esperienza del rifiuto.

I risultati sono disastrosi. La povertà, più che difficile e dolorosa, risulta essere squallida e monotona. In essa il Nostro non trova eroismo, ma meschinità quotidiana.

La società del denaro lega sia chi la adora, sia che la contessa. Per questo Gordon non riesce a portare a termine l’opera poetica che si era prefisso di scrivere; anzi, più che creare nuovi versi, egli finisce per ridurre e scorciare quei pochi frammenti che prima era riuscito a scrivere.

Questa negatività simboleggia il suo procedere verso il nulla. Riesce a scrivere, coerentemente, solo una poesia in cui canta l’avanzarsi della stagione invernale (anche questa simbolo della morte) e gli effetti perversi della tirannia del denaro. Persino l’amore in Gordon è condizionato dalla legge del denaro. La sua stessa amicizia per un ricco intellettuale di sinistra, Ravelston, è inficiata alla base.

Il romanzo arriva a una svolta quando una rivista americana accetta di pubblicare una poesia di Gordon e gli spedisce 50 dollari. Egli, però, farà fuori in una sera tutto il denaro con una vergognosa ubriacatura della presenza della donna che ama e del suo amico.

La conseguenza sarà il licenziamento del suo già miserabile lavoro e il suo scendere ancora più in basso nella scala sociale. Ma quando pare che Gordon abbia già toccato il fondo, la notizia che la sua ragazza aspetta un figlio da lui lo convince a smettere la sua protesta.

Riprende il vecchio lavoro nella agenzia pubblicitaria e ridiventa un piccolo borghese, squallido e senza storia. Anzi, alla sua finestra compare una aspidistra, la pianta decorativa che c’è in tutte le case piccolo-borghese d’Inghilterra, la pianta che lui, più di ogni altra cosa, aveva odiato.

A proposito di questo romanzo bisogna dire che:

“Gordon Comstock, l’eroe, o meglio l’anti- eroe di questo libro, è, assieme al protagonista del più tardo Una boccata d’aria, il personaggio più vicino al suo creatore” 1.

A parte il fatto che la trama del romanzo spesso ricalca troppo da vicino la vita dello stesso Orwell -gli studi giovanili, l’esperienza di commesso di libreria (mestiere che lo scrittore fece), la miseria – il messaggio che dal romanzo, viene, tutte le tirate che contiene sulla società del denaro, finiscono per rallentare notevolmente l’azione e farlo apparire un’opera a tesi, con tutta una serie di saggi infilati dentro.

La premessa dei mali del mondo e il motore di ogni azione umana è il denaro. Inutile appare ogni lotta dell’individuo per liberarsi di questa tirannica legge.

Infatti:

“By virtue of Gordon’s belief that money is the all-determining factor in every human feeling and relationship, the novel is able to maintain the tension between criticism of the formal, ordinary world and a criticism of attempts to escape it” 2.

Questo guardare in faccia le cose nella loro, come direbbe Machiavelli, “realtà effettuale” porta Orwell ad uno sconsolato pessimismo. Egli, in prima persona, aveva tentato la ribellione e i risultati erano stati veramente scarsi, dato che le ingiustizie che le classi più basse della società subivano erano rimaste intatte.

Nel romanzo inoltre risultano di notevole interesse le osservazioni dello scrittore sulla pubblicità. Dietro il sorriso falso di un bevitore di birra che campeggia in un cartellone pubblicitario egli vide il vuoto della società contemporanea. La pubblicità è l’aspetto più vistoso della “società dell’avere”, come l’ha chiamata Eric Fromm. In essa non conta tanto la personalità che si ha, ma le cose che si possiedono: la macchina, i vestiti, i cibi esotici.

Il risultato è la perdita della vita interiore dell’uomo. Egli vive la peggiore della schiavitù. Finisce per lavorare per tutta la vita come una bestia per inseguire un consumismo vorace.

In questo svuotamento dell’intelligenza Orwell vede la premessa della prossima guerra mondiale. Anzi, un certo punto del romanzo, Gordon sembra augurarsi che la fine di tutto venga presto, proprio perché è un mondo così inutile e vuoto non ha senso che viva.

Il secondo romanzo, Coming up for air, Orwell lo scrisse nel 1939, dopo che aveva già dato alle stampe The road to Wigan Pier e Homage to Catalonia. Ad esso lo scrittore lavorava almeno dall’ottobre del 1938.

In una lettera che risale a quella data, indirizzata ad un certo John Sceats, agente di una compagnia di assicurazioni, gli chiede informazioni sulla sua professione. Questo ci dimostra ancora la maniera accurata con cui lo scrittore procedeva nello scrivere le sue opere. Egli badava molto al fatto che l’ambiente dei suoi romanzi fosse il più possibile una fedele riproduzione del reale. Amava raccontare solo ciò che conosceva bene: da qui la sua scarsa sensibilità per la storia, il suo vedere il presente come unico oggetto degno della sua attenzione.

La storia di George Bowling, il protagonista, è simile a quella di Gordon Comstock. Egli è cresciuto in un ambiente piccolo-borghese, dove l’unica ambizione è quella di sopravvivere alla meno peggio, e, fin da bambino, la frase più ricorrente che ha sentito è: “Non ce lo possiamo permettere”.

Dopo aver combattuto nella I guerra mondiale, George trova lavoro in agenzia di assicurazioni, si sposa e fa dei figli. Entra, insomma, nel tran tran quotidiano piccolo-borghese e la sua vita, così, è punteggiata dalle scadenze delle rate da pagare e dalla malinconia dei rientri a casa, dove ogni sera lo attendono le isteriche tirannie della moglie le spersonalizzante cura dei figli.

Per un’associazione d’idee nata dalla vista dei giornali che annunciano il rinvio del matrimonio di Re Zog, George Bowling ritorna col pensiero al passato al Lower Binfield, il suo paese d’origine. Nella piccola comunità della sua infanzia – Bowling ricorda – nonostante la miseria, gli uomini non vivevano in quell’inferno spersonalizzante che oggi sono diventate le città. Ognuno ricopriva un ruolo preciso che lo individualizzava.

Nei ricordi di George Bowling vi è poi un angolo sconosciuto del lago del suo paese dove c’era la possibilità di fare una pesca fortunata. Qui la simbologia della pesca è l’evidente metafora di una perduta quiete interiore.

Una fortunata vincita della lotteria gli dà la possibilità economica di poter ritornare per qualche giorno al suo vecchio paese, di rituffarsi nel suo passato mitizzato. Ma troverà la sua città completamente trasformata modernizzata e i rari resti del passato sono banalizzati dall’uso consumistico che se ne fa. Egli, addirittura, riconosce la vecchia poltrona di casa sua in un locale pubblico, dove ha la funzione di dare all’ambiente un tocco di falso antico.

Nel lago, poi, dove si era proposto di tornare a pescare troverà solo un deposito di immondizia e un luna park per i bambini del quartiere.

A questo punto, a George Bowling non resta che la via del ritorno, alle quotidiane prepotenze dei figli, alla tirannia isterica della moglie.

L’arte di George Orwell in quest’opera dimostra di essersi alquanto raffinata rispetto a Keep the Aspidistra Flying. Lo scrittore ha acquistato la capacità di sciogliere le sue considerazioni nella trama.

Si potrebbero, per esempio, citare le deliziose pagine nelle quali è descritto l’effetto che fa sul protagonista il mangiare un panino col frankfurter in un locale. A parte l’orribile sapore del miscuglio, Bowling si accorge che la salsiccia è fatta di pesce. Da qui nasce la considerazione che nel mondo contemporaneo ogni cosa è fatta con qualcos’altro; considerazione che, allargandosi, investe la totale falsità del vivere odierno.

La stessa opposizione tra individuo e società in quest’opera non si esprime come contrapposizione frontale, ma viene simboleggiata con la fuga dell’infanzia, il che denuncia un aggravarsi del pessimismo dello scrittore, un aumento della sua sfiducia nella capacità di lottare dell’individuo.

Il romanzo però, presenta ancora la frattura che quasi sempre ha diviso le precedenti opere di Orwell, come già messo in evidenza Elena Croce:

“… in Una boccata d’aria vi è indiscutibilmente una frattura tra l’unità di tono della prima parte, l’andamento diseguale della seconda, questo non corrisponde alcuna scissione tra l’intelletto radicale e l’anima conservatrice dello scrittore (come invece ha sostenuto Isaac Rosenfeld, nota mia), bensì semplicemente al contrasto su cui è costruito il racconto, fra la consistenza che assume nella memoria il mondo della prima giovinezza, e l’incerto andamento di un’avventura, o meglio di un tentativo di evasione, tentato, nella maturità, dal protagonista” 3.

Il grande Orwell non si vede ancora, insomma, se ne intravedono solo i contorni.

1 Giovanni Zammarchi, op.cit., pag. 60.

2 Terry Eagleton, “Orwell and the lower-middle-class novel”‘, in George Orwell: A collection of critical essays, op.cit., pag. 25: “Secondo il credo di Gordon il denaro è il fattore determinante in ogni sentimento e relazione umana, il racconto mantiene la tensione attraverso la critica del mondo superficiale e attraverso i tentativi di scappare da esso”.

3 Elena Croce, “Introduzione”, in George Orwell, Una boccata d’aria, Milano, Mondadori, 1980, pag. 6.

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