Rocambole Garufi, “George Orwell e il sistema liberista inglese, crimine totalitario della Contemporaneità – Cap. V di “George Orwell e il Dispotismo del Nulla” (una biografia intellettuale)

V

George Orwell e il sistema liberista inglese, crimine totalitario della contemporaneità

di Rocambole Garufi

Dopo le sue esperienze sottoproletarie – tanto dure che nel febbraio del ’29 era stato ricoverato all’Hôpital Cochin come paziente non pagante – Orwell, tra il ‘32 e il ‘36, insegnò a più riprese in alcune scuole private e lavorò come commesso in una libreria.

In questo periodo si espresse soprattutto a livello narrativo.

Nel 1936, per conto dell’editore Victor Collacz e del Left Book Club (di carattere comunista), il Nostro svolse una indagine nell’Inghilterra settentrionale, nelle zone più colpite dalla depressione economica. La sua attenzione, quindi, si spostò dal sottoproletariato al proletariato.

Anche questa volta Orwell non si limitò ad avvicinarsi alla materia del suo libro con lo spirito di chi vuole semplicemente fare un “reportage”. Egli si tuffò letteralmente nell’ambiente dei minatori. Volle abitare nelle loro case e scendere insieme a loro nelle miniere di carbone. Condivise disagi e ansie dei disoccupati. Per i suoi spostamenti, anche sotto le intemperie, volle sempre andare a piedi. Arrivò persino ad ambire ad ammalarsi ed a vivere la malattia nella casa di un minatore, come uno di loro.

Il volume che venne fuori da questa esperienza, The Road to Wigan Pier, apparve nel 1937, ma Orwell non ne vide la pubblicazione, perché a quell’epoca già da alcuni mesi si trovava in Spagna.

Nel libro colpisce il fatto che gli avvenimenti, gli ambienti, i personaggi scelti da Orwell appaiono immersi in una miseria ossessiva e sorda. Tutto in essi, più che il risultato di obiettiva registrazione, sembra il frutto di bisogno di espiazione. Nessuna gioia schiarisce mai il loro volto, nessun sorriso li sfiora. Più che esseri viventi, essi appaiono i fantasmi della coscienza inquieta e tormentata di Orwell.

L’opera, quindi, va giudicata più col metro della letteratura che con quello della sociologia. Non a caso essa appare divisa in due parti. Nella prima sono descritte le condizioni di vita dei minatori – evidentemente visti come simbolo universale della classe operaia inglese -. Nella seconda Orwell svolge una interessante analisi della sua classe sociale e dei rapporti che intercorrono tra essa e quella proletaria.

Questa ultima parte suscitò un vespaio di polemiche negli ambienti della sinistra ufficiale. Infatti in essa egli fece una dura requisitoria contro il carattere snobistico che spesso contraddistingue gli atteggiamenti della Sinistra cicisbea e banale.

Il libro, quindi, era destinato a lasciare il segno. L’editore Victor Gollancz non si aspettava un’opera tanto polemica e anticonformista. E, se pure decise di pubblicare lo stesso il libro, vi premise un suo scritto in cui si dissociava nettamente dalle idee espresse dello scrittore.

L’aspetto morale unisce le due parti del libro, parti che ad una lettura superficiale appaiono assolutamente slegate.

A questo proposito colpisce l’ammirazione che Orwell mostra per i minatori. Egli più volte definisce “belli” i loro corpi e ciò ci riporta a Burmese-Days dove anche i birmani sono definiti “belli” pure quando sono ingrassati.

Così il corpo dei minatori e dei birmani è quasi la metafora della bellezza interiore degli oppressi contrapposta alla volgare bruttezza degli oppressori.

Alla descrizione della vigoria sana del proletariato si accompagna la spietata analisi della decadenza morale e fisica delle dominanti classi liberiste.

In questo senso The Road to Wigan Pier anticipa le tensioni che daranno vita a 1984. In essa vi è la denuncia senza ipocrisia di una tragedia storica che ha caratterizzato il nostro secolo e che ancora appare lungi dall’essere stata superata. Mi riferisco allo squallore di una realtà d’oppressione che spesso si cela sotto i luccichii delle parole più rivoluzionarie.

Se 1984 è il mostrarci da parte dell’autore come il potere possa diventare tanto assoluto, soffocante e totalizzante, The Road to Wigan Pier può significare l’analisi delle premesse che portano a tale tipo di potere. Qui sta la mirabile coerenza dell’impegno morale letterario di Orwell, la sua indiscutibile continuità, il suo angosciante gridare nel deserto.

/ 5
Grazie per aver votato!