Una canzone per donna Aldonza – Romanzo di Rocambole S. P. Garufi (Versione integrale in PDF scaricabile gratuitamente)

La Casa del Sogno Antico”

Centro di documentazione letterario

Via Alcide De Gasperi, 26

95043 Militello in Val di Catania

Sicilia

I

C’è stato un tempo in cui la gente vi vedeva il colore della passione, nel tramonto sull’Etna. Rodrigo Borina ebbe modo di accorgersene sulla strada che da Adernò portava a Catania. Una larga lingua di rosso si impadronì del cielo e corse sull’azzurro come materia liquida, della stessa natura della lava che furoreggiava lungo i fianchi della montagna. Non vi era nulla che avesse trasparenza in quel cielo ed in quella terra. Il pensoso senso dell’infinito veniva, semmai, dal buio della pietra lavica, sulla quale gli alberi di pistacchio alzavano in alto i loro rami perlacei e sembravano deità desolate ed imploranti.

Allora, natura e uomini usavano parlare a voce alta, per cui don Pietro Caruso, detto Bellopie’, anche lui incantato dallo spettacolo, disse, rivolto a Rodrigo:

Io odio donna Isabella!”

Anch’io, evidentemente… e forse per il vostro stesso motivo” rispose Rodrigo.

Può darsi. Ma, come mai ti sei fidato di una tipa del genere?”

Bisogna pur mangiare, a questo mondo!”

Beh! Non sarebbe male neppure ragionare, qualche volta!”

Inutile chiederlo alla gente d’azione! Quelli come me, o donna Isabella, ragionano agendo… Faremo pure paura, ma, detta così… sono le persone come noi che fanno camminare il mondo!”

E come me! Pure io sono un uomo d’azione…”

Non ne dubito. Ma… che potrei fare io per voi?”

Un po’ di tutto!”

Voi siciliani siete gente complicata! Chiamate il pane vino ed il vino pane… Ma, tutto sommato, ho idea che il mio lavoro con donna Isabella sia irrimediabilmente finito… Eppoi, detta così… magari questo paesaggio finirà per piacermi… Anzi, ora che ci penso, mi è sempre piaciuto!… E neppure voi mi dispiacete…”

Non vorrei che il tuo sia lo stesso interesse del gatto per il pesce!”

Per il gatto ci siamo… ma, pensando agli occhi della mia signora… il mio interesse è tutto per lei e, al posto del pesce, ci metterei il topo!”

Insisto per il pesce… Il pesce si mangia, il topo no!”

Quando bussa la fame, vanno bene pure i topi!”

Quel giorno l’indissolubile amicizia fra i due fu ratificata da una solenne ubriacatura in un fondaco di Paternò. I simili, prima o poi, si ritrovano. Mai, però, Pietro volle più parlare dell’argomento.

Ogni cosa a suo tempo!” disse, a sugello del discorso.

Così, già al quinto bicchiere, Rodrigo giurò fedeltà a don Pietro, almeno, fino a un minuto prima che a questi gli fosse passato per la mente di tradirlo…

Subito dopo, dentro di sé, lo stesso Rodrigo giurò pure che mai più si sarebbe incatenato ai comandi di una donna.

Contate su di me” disse, dopo un breve rutto, a completamento di una pausa di riflessione, col dito che grattava il mento.

II

Fino alla primavera dell’anno successivo, Rodrigo, diventato il braccio destro di don Pietro Caruso, riuscì a far camminare in maniera tranquilla la vita del feudo.

Ma, poi, nel cielo arrivarono nuvole cariche di pioggia e grandine. Un certo don Gaspare Niccoli riuscì a procurarsi un colloquio privatissimo con don Luigi, fratello di don Antonio Piero Barresi, barone di Militello e padrone di don Pietro Caruso.

I due si incontrarono sulla stradina che dalla piazza di San Vito porta alla chiesetta fuori porta di Santa Maria La Scala. Così, quando furono dentro il piccolo tempio, lontani da orecchie indiscrete…

Insomma” disse don Gaspare, “c’è in giro una gran ramazza, qui e nel resto del Regno!”

Poco prima, camminando, avevano discusso di storia e dei fatti del giorno, con gli occhi ai fossili di conchiglie ed ai frammenti ceramici, che, dopo la forte pioggia del giorno precedente, erano affiorati nel terreno. Negli anni, infatti, don Luigi aveva addirittura messo insieme una collezione notevole, che la sera ammirava con emozione, sognandoci sopra, in vista di un trattato ancora tutto da scrivere.

Dopo la pulizia che vorrà fare il re, resta da stabilire quale polvere deve volar via…” chiosò don Luigi.

Sarebbe bene togliere la polvere delle vigliaccherie e degli egoismi baronali, tanto per cominciare!” esclamò Niccoli.

Le vigliaccherie e gli egoismi del nostro sovrano non sono da meno… hanno la stessa natura predatoria e portano guai grandi all’intera feudalità siciliana.”

E come evitarli, se con vostro fratello Antonio Piero il feudo di Militello è ridotto a rifugio di marrani, usurai, moriscos, pirati, eretici, baronaggio ribelle e sgherri di ogni risma?”

Sarei un po’ più benevolo con mio fratello Antonio Piero… In fondo, egli rappresenta un orgoglio guerriero che comincia a non esserci più! Oggi, purtroppo, un matrimonio… o una coltellata discreta… mettono a posto le cose… meglio di una battaglia vinta!”

A proposito di coltellate… che ne pensate di quel Rodrigo Borina?”

Diciamo che ne valuto l’utilità… E’ il giusto equilibrio tra il valore di mio fratello e gli intrighi del suo segreto don Pietro Caruso.”

Per don Antonio Piero, posso ammettere che meriti rispetto… Ma, quel segreto, invece, mi pare un Tersite!”

Quindi, manca Ulisse…”

Forse c’è già e siete voi!”

Siete mai andato a pesca?”

Qualche volta.”

Allora saprete che, se ci andate a giorno inoltrato e buttate subito l’amo, rischiate di starvene sotto il sole cocente e non pigliare nulla… Bisogna essere pronti all’aurora, quando i pesci hanno fame… E, magari, pasturare bene la zona.”

Sono pesci abituati a nuotare in mare aperto, quelli come vostro fratello!”

Questo è vero. Nuotano in un mare grande quanto l’intero Mediterraneo. Hanno visto di tutto… fenici, greci, arabi, francesi, aragonesi, spagnoli… Persino nelle storie più antiche, pare che qui ci fosse un guazzabuglio di forestieri!”

Don Luigi si fermò e guardò don Gaspare. Gli piacevano i discorsi sibillini…

Quindi” riprese a dire don Luigi, “aggiungiamoci una consapevolezza: quella dei siciliani non è l’audacia di Ulisse, Ma la fermezza di Penelope!”

Don Gaspare assunse un’evidente espressione stupita.

Siamo in una terra troppo piccola per essere forte…” continuò don Luigi. “E troppo grande per non essere appetibile… ragione per cui il nostro destino è che tanti proci vengano a mangiare alle nostre mense!”

Perché lottare, allora?”

Il fatto è che la nostra vera forza consiste nel trasformare in commercio tanta presenza estranea. Di giorno tessiamo e di notte sfasciamo, come Penelope!… Il nostro vero orgoglio non può diventare un sentimento di rifiuto dei tanti dirimpettai che ci ritroviamo. Certe volte penso, addirittura, che sarebbe bella una lega di Delo di tutte le isole mediterranee, con la Sicilia al posto di Atene. Il nostro elemento naturale, amico mio, è il mare! I baroni e quelli come loro, invece, sono troppo attaccati alla terra!”

E per la terra si vendono l’anima!”

Non andate subito alle conclusioni! Noi siciliani abbiamo un’anima un po’ particolare. La paura è la nostra condizione di vita. Ma, anche se ci alleiamo col più forte, restiamo impassibili di fronte al variare della sorte. Le novità politiche sono soltanto un’occasione di convenienza personale.”

Vorreste dire che la Sicilia è una terra di vigliacchi?”

La Sicilia non è la Britannia e non può coltivare il mito di essere un regno potente e guerriero. Per posizione geografica, la Britannia è tentata di guardare oltre il vecchio mondo, oltre il Mediterraneo. Il suo mare la porta alla conquista delle nuove terre scoperte da quel genovese… L’entrata del nostro mare, invece, sta nelle Colonne d’Ercole. Insomma, il nostro mondo finisce dove comincia quello della Britannia. La Sicilia sta proprio nel centro e trae ricchezza dal contatto coi popoli che la conquistano. L’era dei piccoli baroni, evidentemente, si avvia a finire per sempre.”

I baroni sono stati gli uomini giusti al posto giusto… fino ad oggi! Ma, è pure vero, mio caro don Luigi, che la politica del sovrano ci porta in mari non nostri…”

Proprio così, don Gaspare! Per questo i baroni, messi da parte i loro vecchi orgogli, dovrebbero diventare come i frammenti ceramici che vado raccogliendo…”

C’è il pregio dell’arte, in quei frammenti.”

E ci sono incise pure incancellabili linee… Può darsi che oggi dobbiamo scriverci sopra nuove parole, anche straniere… Ma, le linee… le linee… quelle sì che restano! Le parole, prima o poi, si cancelleranno… ma, non cambierà mai l’impassibilità di quelle linee!”

Ecco perché dovete sposarvi, don Luigi…” concluse inaspettatamente don Gaspare, “il re guardarebbe con molta più benevolenza la vostra famiglia… anzi… perché no?… proprio voi, in particolare… nel frattempo diventato il nuovo barone di Militello…”

Luigi sorrise.

E chi sarebbe la fortunata?”

Donna Aldonza Santapau, vostra cognata.”

Questa volta Luigi rise di gusto.

Non mi sopporta!”

Non mi pare che nel castello di Militello manchi la pazienza, se si tratta di interessi…”

All’istante, Luigi si fece serissimo.

Mio fratello gode di ottima salute…” disse, “e l’amministratore del feudo, don Pietro Caruso, è un cane da guardia… che non si lascia aggirare.”

Non è detto, non è detto… donna Aldonza è molto bella…”

Questa volta Luigi rise sarcastico. “Non penserete che un povero segreto possa insidiargliela?”

Dove c’è miele, prima o poi, arrivano le mosche… Vi basterà tenere occhi aperti e orecchie attente… Vedrete che un varco si trova sempre, anche nelle fortificazioni più robuste… e su quel varco piazzeremo la nostra opera per convincerla a sposarvi, nel caso dovesse restare vedova!”

Gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla spalla. “Mi accorgo dei vostri ottimi studi… una passione che anch’io condivido! Mi piace, però, guardare agli esempi degli antichi e al comportamento dei moderni… A Palermo, quando traccheggiava con don Gaspare Moleto, che blatterava di indipendenza del Regno di Sicilia, il vostro segreto è riuscito a sfuggirmi… ma, gli piacciono le belle donne e pare che abbia una buona amicizia con donna Antonia, la Madre Superiora del vostro monastero… Bellezza e morte, spesso, si tengono compagnia!”

E pensate che questo sia un grimaldello sufficiente?”

Le vostre donne hanno quella particolare bellezza aragonese che le ha rese famose… Chi potrebbe resistere a certi occhi neri e infuocati, o alla candida pelle che brilla sotto la seta nera dei capelli?…”

Capisco” concluse Luigi. “Vedremo quel che si può fare!”

III

Il messaggio del vicerè non arrivò inaspettato. Il re ordinava al barone Antonio Piero l’immediata partenza dal feudo – giusto il tempo di armare alcuni uomini, per seguirlo in guerra nelle Fiandre -.Nei giorni di preparazione alla partenza, così, nel cortile del castello ci fu un via vai di gente vociante.

Una notte, però, l’austero maniero sembrò fatto apposta per il silenzio e per la vena poetica di don Pietro Caruso. Egli e Rodrigo Borina, infatti, sedevano sul bordo della della fontana nel cortile del castello, dove campeggiava il bassorilievo in marmo greco della ninfa Zizza, dal viso delicato e dalle fattezze matronali…

Rodrigo cantava.

Ci vosi n’àngilu vicinu a mia

Pi tìngiri a culuri u ma paìsi!

S’idda è luntana, l’aria si limìja

E mancu na mezz’ùra para un misi!

E di st’amuri u sapi sulu u vientu,

Ca fa cascari i fogghi ‘ngiallinuti,

Fogghi ca vannu a diri u ma turmientu

Nfacci a funtana, ’nfacci i statui muti!

Amuri amaru, amuri duci,

Amuri senza vuci,

Amuri senza amuri,

Amuri ca nun mora,

Amuri misu ‘ncruci!

Amuri amaru, amuri duci!

Fu troppu tradimientu

Mittìrimi in pinzeri

Di cu mi fìcia u bbeni

A fìmmina e mugghièri!

Nun c’è cunsigghiu e mancu c’è timenza

A fàrimi cangiari fantasia!

C’è u ma distinu porcu di scemenza,

Unna a spirtizza mora e si stravia!

C’è stu gran vientu forti ca cumanna

E trasa dintra i casi e spogghia i rami,

Comu stu cori mìu, ca nun dumanna

E nenti duna e perda i sa richiami!

Amuri amaru, amuri duci!

Fu troppu tradimentu

Mittirimi in pinzeri

Di cu mi fìcia u bbeni

A fimmina e mugghieri.

Amuri amaru, amuri duci,

Amuri senza vuci,

Amuri senza amuri,

Amuri ca nun mora,

Amuri misu ’ncruci!

Spentasi l’ultima nota, Caruso posò il foglio in cui erano state tracciate quelle parole.

Bravo, mastro Rodrigo! Grazie per la tua musica… La canzone è venuta bella.”

Batté la mano sul foglio. “Anche se ci hai aggiunto qualche cosa di tuo! Avevo scritto àngilu di Licudìa e non òngilu vicinu a mìa…”

In quel punto c’era il riferimento al feudo dei Santapau… troppo esplicito, per essere cantato… E’ stato, detta così… un modo come un altro, per mettervi in guardia!”

In guardia da che?”

Diciamo… dal mio pensiero sbagliato!”

Don Pietro si rabbuiò. “Non mi piacciono gli indovinelli!”

Eppure…” insistette Rodrigo, indicando il foglio. “Anche le miniminagghie, come voi siciliani chiamate gli indovinelli, servono… soprattutto quando si vuol dire più di quanto sarebbe lecito dire.”

Va bene, va bene!” si spazientì don Pietro. “Mi darai spiegazioni più tardi… Ora, vai!”

La mattina dopo, nella stanza di don Pietro Caruso si tornò sull’argomento dei versi. Fu una discussione nella quale Rodrigo ribadì i suoi dubbi.

Il barone è quasi pronto per la partenza…” comunicò Pietro. “Spero che sia stato fatto tutto il necessario.”

Rodrigo andò a porglisi davanti.

Mi spetta obbedire ed io obbedisco…” cominciò.

Pietro lo guardò con aria interrogativa. “Cioè?”

Obbedisco e non vedo!… Io non vedo mai niente, d’altra parte! Non mi spetta vedere e non vedo! Però, detta così… stàtivi accùra! State in guardia! Io posso guardarvi le spalle anche dal vicerè… Ma, c’è un nemico contro il quale io non posso niente!”

Da chi dovrei difendermi?”

Nel castello non ci sono soltanto i miei occhi e le mie orecchie!”

Pietro si mostrò visibilmente infastidito. “Felice giornata a te, Rodrigo!… Vai e non dire più scempiaggini!”

Rodrigo era in pensiero. Tormentò per un po’ i lacci della camicia… e sbottò:

L’avete con voi?”

Che cosa?”

Il foglio con la canzone… Quella è roba che taglia peggio di un coltello!”

Pietro tirò fuori da uno scaffale i suoi versi. “Lo vuoi? Eccotelo!”

Lo accartocciò e lo gettò a terra.

Anche se lo lasci, quando sarai andato via lo brucerò!” esclamò, voltandogli le spalle.

Poi, ritornato padrone di sé, si girò di nuovo verso Rodrigo. “Dimmi, piuttosto… Gli ordini sono stati eseguiti?”

Uno per uno… Tutto come vuole il barone.”

La guarnigione?”

Ci ho già pensato. Se andate nelle scuderie, vi trovate Omar e Abdul che preparano i cavalli.”

E, oltre a loro, quanti uomini partono?”

Trenta… tanti ne domanda il barone… E mi pare che bastino. Anzi, detta così… sono pure troppi! Macari assupècchiunu!… Il barone vedrà che sfraceli sono capaci di combinare, quei due! Sono due pupi neri, che, loro soli, valgono dieci saracini assatanati!”

Perciò li abbiamo ingaggiati… Bene! Anche questa incombenza è stata svolta!”

Così pare! Però, ora ci resta il castello da difendere… Ho saputo che in giro c’è ancora quel calabrese, Gaspare Niccoli… perfido, peggio di un serpente!… Non sono riuscito ancora a scovarlo, ma manca poco… Forse, stanotte stessa, se ho avuto la giusta pensata… Ho paura, però, che avremo ugualmente sue notizie… Partito il barone, infatti, state sicuro che per noi comincia, detta così… una salita di quelle che tagliano il fiato!”

E’ tanto alta, questa montagna da scalare?”

Vi basta il fatto che restiamo senza uomini e… in balia di cani e porci?”

Mi basta e ti ordino di non dormirci sopra.”

Rodrigo fissò il padrone, significativamente. “E non ci dormo, don Pietro, non ci dormo!… com’è di giusto!… Mi spetta non dormirci e non ci dormo! Ma, siete voi il segreto del castello. Spetta a voi darmi gli ordini giusti!”

Dalli tu invece, gli ordini, al posto mio… se hai le idee tanto chiare!”

Sapete già che quando a Palermo servivo donna Isabella e quel cornuto del marito potevo contare su una ventina di compagnucci, uomini, detta così… pronti a tutto, pur di sciogliere i nodi!”

C’è soltanto il piccolo particolare che, quando stavi con loro, poi ti sei preso i loro tradimenti… E pensi ancora di prevedere cosa va combinando quella brava gente?”

Forse no, ma sono l’unico che può tentare di farlo. Ci sono abituato, agli intrighi e, detta così… nero sopra nero non tinge! Mi basterebbero cinque o sei uomini ancora, ma di quelli buoni!”

Se ne trovano anche di più, se è per questo… Ma, non ti pare che sia troppo costoso per il barone?… E, soprattutto, rischioso! Da noi spie e tragediatori crescono anche sulle pietre!”

Già! Sono peggio della gramigna, quelle malecarni! Ecco perché al barone bisogna dire ogni cosa, senza che lui compaia più del dovuto… anzi, non deve sembrare lui quello che tira fuori il denaro.”

Se non lui, chi?”

E’ una croce che spetta a voi, don Pietro!”

A quella proposta, Pietro rispose vivacemente.

A me?” esclamò. “E a che scopo? Per farmi passare da fellone e traditore? Se si diffonde la voce che mantengo mercenari miei…”

Si tratta di pittura, don Pietro! Una bella scena per far vedere qualcosa che non c’è… Per il mondo, voi dovete essere conosciuto senza essere mai nominato. Tutti devono pensare a voi… ma, comparirò io… voi dovete diventare un brutto sogno, un pauroso sospetto, una spaventata diceria…”

Quello di sempre, quindi!”

Ancor di più! Il Cenacolo dovete comandarlo voi! Tutti debbono convincersi che, sotto sotto, siete voi che decidete il bene che le persone avranno o le coltellate che prenderanno… Detta così, il barone è il padrone lontano, ma quello vicino e pericoloso siete voi!”

Con quale vantaggio?”

La paura funziona meglio della fedeltà, come ha scritto quel vostro collega fiorentino, quel Nicolò Machiavelli che tutti criticano di giorno e studiano di notte… A Militello ognuno deve sentire incombente una punizione inesorabile, se soltanto gli passa per la testa l’idea di sgarrare! La paura, il panico, la sensazione di un qualcosa di invisibile, incombente e mortale come la peste è l’arma migliore per fermare le armi peggiori: il pettegolezzo e la ribellione!”

Mi chiedi poco, mastro Rodrigo! Devo… appena appena… sperperare il mio danaro per diventare un intrigante peggiore di don Luigi!”

E’ pittura, vi ho detto! Avete visto il bel retablo del maestro Antonello in Santa Maria della Stella?”

Certo che l’ho visto! E vedo pure che sei troppo erudito per i miei gusti!… Penso che non vuoi restare un semplice sgherro!”

Mi piace imparare, questo sì! Però, nei panni che indosso ci sto comodo…”

Pietro ebbe un moto di impazienza. “Lo so! Complimenti, vedo che ogni giorno di più diventi sempre meno svelto e sempre più saggio!”

Mi accontento del poco che ho, come i vostri contadini!”

Perfetto! Ma, ora spiegami che c’entra la tua saggezza con Antonello da Messina?”

La prospettiva, don Pietro… la prospettiva! Con un gioco di linee si dà l’illusione di uno spazio dentro il quadro…”

E quindi?”

In verità, dentro una tavola che spicchio di spazio ci sarà mai? Nulla! Eppure, noi lo vediamo, questo spazio… Parabola significa…”

Basta! Ora esci fuori dal baccàgghiu e parla come i cristiani! In altre parole, se ho capito bene… io, a parere tuo, dovrei diventare lo spazio tra te ed il barone? Una cosa che non c’è, ma che tutti devono convincersi che c’è!”

Diciamo che il potere figlia potere… detta così, qui il barone deve prendere il vostro nome e la vostra faccia…”

E madre Antonia? Non c’è già lei a guidare il Cenacolo?”

Voi, detta così… come intrigante diabolico siete molto più conosciuto… Madre Antonia è una monaca, una creatura che sta troppo vicino a Dio… per tutti deve restare l’impareggiabile madre superiora del convento di San Giovanni! Le piccole beghe di questo mondo, invece, sbrighiamocele voi ed io.”

E tu… ti accontenti di fare il mio braccio armato?”

Più o meno! E il mio compito di contadino, detta così… sarà zappare per voi!”

Pietro stette un po’ a riflettere.

Di solito, i congiurati non fanno una bella fine…” disse.

Gli agnelli non se la passano meglio… ma sono sicuro che andrà tutto bene… se manterrete la fiducia del barone!”

E come?”

Gli direte prima ogni vostra mossa e, nei limiti del possibile, aspetterete il suo consenso.”

Questo lo farei in ogni caso!”

Non basta, purtroppo!”

Che altro c’è?”

Lasciatemi libero di parlare ancora per un minuto… un minuto e basta!”

Pietro si rabbuiò. “Ora sì che incomincio a preoccuparmi!”

Rodrigo sospirò, come per prendere coraggio. “ Non c’è soltanto una questione di forza e di astuzia… Voi, già per conto vostro, ne avete quanta ne basta… e sapete cose che io manco mi immagino! Ma, il problema è che… anche il cuore può renderci vulnerabili, come è già accaduto a me… Certe volte, quando c’è l’età acerba e quando si conosce il latino sufficiente per far girare la testa alle femmine… lo so per esperienza… si diventa troppo sicuri di se stessi… e si rischia di scivolare!”

Attento, Rodrigo! A parlare come stai parlando, si rischia di più!”

Rodrigo, ignorando la minaccia, guardò con affetto il suo padrone. “Come è chiaro, con la sicurezza spuntano i sentimenti in libertà… mentre il vostro ed il mio dovere è di non portare mai gli occhi sopra l’altezza giusta!”

Pietro artigliò il giustacuore dell’amico. Era furioso.

Subitaneamente, però, si sforzò di parlare con calma. “Io ti rispetto, Rodrigo…”

Ed io ho troppi obblighi con voi, per non guardarvi come si guarda un figlio” lo interruppe Rodrigo, senza mostrare paura.

Alla mia età, però… vorrei badare da solo a me stesso!”

Rodrigo si liberò dalla presa di Pietro.

E avete ragione!” disse, quasi sillabando le parole. “Ora la stessa cosa ditela al cuore vostro di poeta!”

Non darmi mai più lezioni, Rodrigo!” urlò Pietro, stizzito. “Avrei infilzato chiunque altro al tuo posto!”

Andò a sedere davanti al tavolo da lavoro. Apri un grosso scartafaccio in cui erano vergate le copie dei bandi baronali e parve immergersi nella lettura.

Ed ora vattene!” ordinò.

Rodrigo scosse la testa e, senza dir nulla, uscì.

IV

Rodrigo lasciò passare l’intero giorno, occupandosi di cavalli, armature e dei preparativi della partenza. Ma, a notte fonda tornò a bussare alla porta della stanza di don Pietro.

Entra pure, mastro Rodrigo!” disse Pietro, alzando gli occhi dai suoi conti sulle gabelle pagate dai contadini. Aveva riconosciuto il tocco.

Senza salutare, Rodrigo si rivolse al suo padrone, calmo e perentorio, sporgendosi sui fogli stesi sopra il tavolo.

Io so solo che nel cortile del castello, come due cardellini, abbiamo cinguettato nell’aria…”

Indicò il foglio che stava ancora nel punto in cui Pietro lo aveva lasciato cadere.

Proprio quella canzone!”

E con ciò?”

I vostri versi non mi sono piaciuti!” sibilò Rodrigo. “Sono forestiero, ma… se, anche coi miei aggiustamenti, viene facile a me capire chi è la signora in questione… non mi spetta dire altro!”

Era madre Antonia, non quella che pensi tu… Era una monaca l’angelo di Licodia… come già sanno tutti i pettegoli del castello!”

Non ci credo, ma mi conviene crederci… Ora la stessa cosa ditela a chi l’ascolterà.”

Il barone mi condannerebbe a morte. Madre Antonia è sua cugina ed è una religiosa!”

Non penso che il barone farebbe sfracelli per la cugina… Altro discorso sarebbe se la dama in questione fosse un’altra!”

Sei troppo letterato per continuare a fare lo sgherro! Queste scemenze di donne-schermo magari le trovi nella Vita Nova di Dante Alighieri, ma lì si tratta di allegorie filosofiche… La vita reale non cammina così!”

Nella vita reale, infatti, detta così… si trovano i mariti gelosi!”

Tu non mi tradiresti mai. Ti ho conosciuto come uomo dal coltello facile, sbandato e cercato dai bravi di donna Isabella, ma di cervello fino e, soprattutto, cavaliere nei modi…”

Rodrigo si avvicinò al tavolo e disse:

Ed io ogni giorno ringrazio la Madonna della Stella e San Nicola per ciò che fate per me!… Però, piglio buono per me solo!… Per gli altri, so che la gratitudine degli uomini spesso, detta così… è capricciosa!… La gratitudine è femmina! Non vorrei che, con tutto questo canta che ti passa, poi spuntino… l’auciddazzi nìuri! Gli uccellacci della malasorte! Queste bestie non sempre usano gli artigli… perché hanno una malizia che è peggio della spada!”

Lentamente, Pietro si alzò, girò attorno al tavolo e andò a porsi davanti a Rodrigo.

E chi oserebbe tanto?” chiese. “La mia onestà è ben nota a tutti… al barone, soprattutto!”

Ed anche ai suoi fratelli, per disgrazia! Quelli, detta così… ci puliscono i coltellacci con l’onestà, le lettere e la cavalleria!… Soprattutto don Luigi, che non ci starà manco un minuto a gettare fango su di voi e la cognata!”

E perché mai dovrebbe?”

Perché non dovrebbe, se ci esce una borsa di denaro, o qualcosa di più? Ve l’ho detto! In giro c’è ancora quel calabrese, Gaspare Niccoli… che per intrighi non ha paura né di me né di voi… E, soprattutto, detta così… siete voi che amministrate il feudo, non don Luigi!”

Così ha voluto il barone.”

Il barone, ma lui no!”

E che cosa mi rimprovera?”

Domani, per esempio, don Luigi e il fratello don Cola vengono e vi dicono che la loro rendita è troppo poca, che non ci stanno più nelle spese… Voi che fate? Vi mettete contro il barone, o contro di loro?”

Io non conto nulla! La cifra è stata decisa da don Antonio Piero ed io… ho soltanto il compito di ubbidire!”

Il barone fra poco parte e noi restiamo nelle mani di chi, prima o poi, farà il salto della quaglia…”

Spiegati meglio!”

Eppure le vostre orecchie hanno il dovere di stare più all’erta delle mie! Soprattutto, senza trascurare ciò che potrebbero dire serve e stallieri… Vi informo che don Luigi Barresi è molto… forse troppo!… legato, si fa per dire… al fratello di donna Isabella, don Fabrizio Gismondi, cioè all’essere più infido ed effeminato dell’intera Sicilia!”

Un’autentica vipera!“

Ma famelica come un lupo!”

Tale sorella, tale fratello!”

Detta così… parrebbe di sì!”

Ma, don Fabrizio non era l’amichetto del cognato?”

Quella è una razza a cui piace variare il pranzo, di tanto in tanto.”

Ah!”

Buttiamola giù così!… a don Luigi e al Niccoli aggiungerei don Fabrizio e l’amato marito di donna Isabella, don Juan Vargas… lo stesso che non riuscì a infilarmi dentro una bara a Palermo.”

Pietro restò pensieroso. “Da tempo, non sono un mistero per nessuno i… capricci di don Luigi… Ma così i nemici si fanno troppi!”

C’è un altro problema… I due colombi, don Fabrizio e don Luigi, grazie ai suggerimenti del loro ruffiano, quel Niccoli che vado cercando, hanno il segreto proposito di far sposare don Luigi… proprio con donna Aldonza Santapau!”

Signore onnipotente, vogliono uccidere il barone! Che satanico intreccio!” esclamò Pietro.

Satanico… e pure gradito al Re e all’Inquisizione! Detta così… in un colpo, se nelle Fiandre il barone dovesse morire…”

Ben due feudi cadranno sotto il controllo di Isabella Gismondi.”

Tre, se ci aggiungete i possedimenti dei Santapau!”

Il re non permetterà una tale concentrazione di forze.”

I Gismondi non sono persone facili da masticare, neppure per il re!… Stanno con le chiappe al vento con i più forti, ma guardano i loro pari con la stessa acquolina in bocca con cui, detta così… noi guardiamo un cinghiale allo spiedo!”

Pietro era sempre più pensoso. “Allora siamo davvero in pericolo…”

Se don Luigi resterà vivo, direi di sì!”

Il barone, per adesso, mi ha proibito anche di torcergli un capello… E’ sempre suo fratello, per quanto infido e senza morale…”

Proprio per questo motivo debbo essere pronto io.”

Prendendo al servizio altri sgherri?”

Sì e, possibilmente, forestieri. Se si deciderà di fare un lavoro pulito, le facce sconosciute ci vogliono come il pane!”

Ci vogliono, ma si spera sempre che non servano!”

Almeno voi, però… non dovete complicarmi la vita! Cercate, detta così… di non mettere altra paglia vicino al fuoco!”

A questo punto Pietro si alterò come mai in vita sua si era alterato. “Detta così! Detta così!… Parli come una fattucchiera ubriaca e io non ho capito a quale paglia ti riferisci!”

Vi voglio bene, don Pietro, e ve lo do come consiglio… quando vi spunta lo sfizio canterino, voi ed io ce ne andiamo lontano dal castello, magari a Calleri… molto lontano dalla baronessa Aldonza!”

In quel preciso istante, obbediente ai suggerimenti di Niccoli, don Luigi Barresi si pose ad ascoltare dietro la porta. E, sentito quel nome, sobbalzò.

Dentro la stanza, nel frattempo, un arrabbiatissimo Pietro quasi mise mano alla spada. Ma, l’affetto per Rodrigo era troppo, per cui gli si parò davanti con appena la mano sopra l’elsa.

Ora hai detto troppo!” ringhiò.

Rodrigo chinò il capo, senza accennare a difendersi. Pietro lo guardò con la tempesta negli occhi. Poi, gli voltò le spalle e si avviò per uscire dalla stanza.

Luigi intuì che il segreto stava per uscire ed ebbe giusto il tempo di nascondersi dietro un angolo.

Sulla soglia. Pietro si fermò, senza voltarsi.

Guarda se i mori e la guarnigione sono pronti” disse con voce stanca, “mentre io vado a dare gli altri ordini…”

Rodrigo si inchinò, pronto ad andare via. “Come volete, vossabbenedìca!”

Pietro alzò un braccio.

Aspetta!” gli disse.

Andò a mettergli affettuosamente una mano sulle spalle. “Vieni! Faremo un pezzo di strada insieme… Tu pensa a cercare uomini decisi… mentre io… forse hai ragione tu!… forse è meglio che la smetta di abbaiare alla Luna!”

Qualche minuto dopo, quando Rodrigo e Pietro erano andati via, Luigi Barresi sgattaiolò dentro la stanza.

Si guardò intorno, vide per terra il foglio accartocciato e lo raccolse. Ne lesse il contenuto e trasalì.

Li ho in mano!” pensò.

E, senza perdere altro tempo, uscì.

Pochissimi istanti dopo, Rodrigo ritornò di corsa.

Il foglio!” imprecò. “Il foglio è scomparso!”

Guardò per tutta la stanza, seppur con pochissime speranze.

Scoprirò chi sei… forse stanotte stessa” disse sottovoce alla porta, grattandosi il mento. “Prima che tu faccia danno!”

V

Per salutare il marito che partiva l’indomani, donna Aldonza Santapau aveva indossato l’abito delle occasioni importanti. Il suo vitino – ideale femminile di tutti i secoli – veniva esaltato da varie sottovesti, senza bisogno di ricorrere al corpetto composto da fasce di ferro.

Il vestito verde con ricami neri, lungo fino a nasconderle i piedi, aveva il collo alto, con all’interno una gorgiera bianca, che disegnava una scollatura a “V”.

Il disegno scendeva fin sotto la vita ed era chiuso da una pettorina scura di materiale rigido, che ricopriva l’abbondante e tiepido seno, appiattendolo.

I capelli neri, pettinati all’indietro, erano coperti da una cuffia verde orlata di bianco.

Sperando di cogliere un po’ di frescura e per mitigare la tensione per la tanto temuta ed imminente partenza, la baronessa, in compagnia dell’inseparabile Sara, andò ad aspettare suo marito seduta sul bordo della fontana nel cortile del castello.

La pietra è ancora calda!” disse Aldonza.

Dopo tutto il sole di oggi, non c’è un alito di vento… Non si respira, addirittura!” confermò Sara.

Vedi le foglie? Ferme, crocifisse nell’aria!”

Sara la guardò, sorridendo comprensiva, come si fa coi bambini. “Apposto! Già siamo nella bocca di Satana e, addirittura… vi ci mettete pure voi, con tutta la bella allegria di sempre!”

E che motivo ho per non essere disperata? Domani mio marito parte di nuovo!”

Questo è il destino e non possiamo farci nulla! C’è chi sta peggio, addirittura… In fondo, siete sempre la figlia di don Porzio IV Santapau, marchese di Licodia, e la moglie di don Antonio Piero Barresi, barone di Militello!”

Figlia non lo sono più, ormai… e, per essere moglie, tocca chiedere licenza al re e alle sue guerre!”

Per come parlate, signora, non vi riconosco, addirittura!”

Quando parte un marito, capita che si parli così!”

Ma, voi non siete una donnetta!”

E’ una colpa dire chiaramente ciò che si pensa?”

Peggio, è una debolezza… ed in questo castello, addirittura… una catastrofe!”

Aldonza prese un tono quasi affettuoso. “Spiegati meglio e non usare parabole!”

Sara le poggiò una mano sul braccio. “Sono cresciuta nel castello dei Santapau, dove complotti, intrighi e matrimoni erano il companatico di tutti i giorni, addirittura!… Io sola, perciò, posso dirvi certe cose… cose che nessun altro potrebbe dirvi.”

Quindi, parla senza giri di parole.”

Sara esitò un po’.

Va bene!” disse. “Contro vostro marito non c’è soltanto il re… C’è pure donna Isabella Gismondi… Aggiungeteci i vostri cognati e, addirittura… un certo don Gaspare Niccoli! Io non lo sottovaluterei…”

Se non è un fantasma, non dovrebbe essere difficile trovarlo, almeno per mastro Rodrigo!”

Il problema è che, addirittura… forse Niccoli ha trovato noi… o, almeno, ha trovato vostro cognato Luigi.”

E non basta una buona spada?”

Parrebbe di no… Niccoli ha messo sopra le nostre teste una sua… spada di Damocle, addirittura!”

Come possiamo difenderci?”

Tenendo alto il nome del barone Antonio Piero…”

Aldonza ebbe un’ombra di fastidio. “E chi direbbe il contrario?”

Sara sorrise. “Nessuno! Siete sempre una Santapau… Appartenete a una famiglia piuttosto abituata a tirar fuori gli artigli!”

Ma, so pure che, andando via mio marito, nel castello resto senza protezione…”

Avete quella di vostro marito, non vi basta?”

Io amo mio marito… eppure, nei limiti del lecito e dell’onesto, a chi altro chiedere aiuto?”

A voi stessa, signora!”

E basta?”

Anche a don Pietro Caruso… ma, il problema è che don Pietro è giovane, molto più giovane del barone… scrive versi e, soprattutto… balla!… Balla troppo bene, come ci dice il nomignolo di Bellopede, addirittura…”

Ora Aldonza era davvero infastidita. “Che c’entra, tutto questo, con la difesa del Castello?”

C’è chi potrebbe, addirittura… buttare farina al vento!” disse Sara. “Guardatevi dal vostro dotto cognato, don Luigi.”

Che uomo… inquietante!”

Non è uno sciocco e questo lo rende pericoloso… Purtroppo, si è alleato con suo fratello Cola, che… scusatemi, ma è così!… è un perfetto sciocco… il che lo rende ancor più pericoloso!”

Detto questo, ancora non capisco…”

Fra i vostri amici fedeli, mettete sempre me in testa… soprattutto, accompagnatevi soltanto con me, come vuole Madre Antonia, la vostra santa cugina… specialmente agli occhi del popolino!”

Dovrei dubitare di don Pietro?”

Al contrario! Egli vi è così fedele che… non è necessario mostrargli troppa amicizia! Anzi…”

Anzi?”

Voi siete gentile, bella… ed anche voi siete brava nel ballo!… Inoltre, io non sono nata ieri, addirittura… Qualche volta mi capita di chiedere un consiglio a mastro Rodrigo…”

Finse per un po’ di essere imbarazzata. Poi, riprese a dire:

Quell’uomo non è bello come don Pietro, ma non è neppure ciò che sembra… insomma, non è un semplice sgherro… Quell’uomo ha sangue di marchese nelle vene… e nasconde un terribile segreto!… C’è tutta una lunga storia che mi racconterà, prima o poi…”

Abbassò ipocritamente gli occhi ed aggiunse:

Almeno lo spero… dato che io, addirittura… lo conosco molto bene!”

Aldonza rise di cuore. “E brava Addirittura!”

Proprio su quella frase, arrivò Antonio Piero.

Ne vorrò sapere qualcosa più avanti…” disse Aldonza, sottovoce.

Sara si voltò verso Antonio Piero, si alzò e lo salutò con un inchino. Antonio Piero era sorridente.

Il mio castello è fortunato, signore, ospitando le vostre grazie…” disse, “e ciò davvero rende più duro il dovere di andar via!”

Barone!” salutò Sara, inchinandosi.

Poi, andò via, per discrezione.

Aldonza guardò il suo gigantesco marito. Sopra la camicia bianca in tela d’Olanda, comunemente chiamata batista, indossava una giubba blu, imbottita e senza maniche, stretta al collo con un’alta gorgiera inamidata. Le grigie brache corte e i lunghi calzettoni, di un grigio più chiaro, coprivano due gambe robuste e diritte. Unica nota veramente frivola erano le scarpe su cui poggiavano due fiocchi a farfalla di seta blu.

E’ un compito molto difficile per me andar via e pensarvi sola…” disse il barone.

E’ molto difficile anche il compito di una donna che vede partire il suo sposo. L’alba si s’avvicina ed io vorrei piangere come una sconsiderata!”

Antonio Piero guardò lontano, verso un nemico che ormai occupava tutti i suoi pensieri. “Che cosa siamo noi poveri baroni siciliani nelle mani di una corona che ci è quasi nemica?… Contiamo meno dei servi!… Da poco tempo sono tornato da lunghi combattimenti e già vado incontro ad una nuova guerra!”

La vostra imprudenza mi spaventa, il re non perdona chi parla come parlate voi.”

E’ vero. Preferisce la gente come Isabella Gismondi, molto più brava coi veleni che con le leggi!… Ma, questa intrigante non sa che il re vuole distruggerci tutti! Egli con mille raggiri abbassa il nostro orgoglio, per restare un uomo solo al comando… Ci chiama alle sue guerre e ci costringe a lasciare i feudi quasi incustoditi!”

Con voi non riuscirà! Voi siete forte e nel castello lasciate gente che vi ama e vi onora.”

Antonio Piero le si avvicinò e le accarezzò la fronte. “Lascio la più cara e dolce sposa del regno, questo sì!… Vi basta sorridere per dar luce al cielo e rendere fertili le nostre contrade…”

Aldonza sorrise. “Ora mi fate il poeta?”

Il barone le baciò la fronte. “Cerco di imitare don Pietro… a Militello il principe dei versi è lui!”

Voi siete più bravo!”

Lo sguardo dell’uomo si illuminò di allegria. “E non avete torto! Questa del cielo e delle contrade non mi è venuta male!”

Rise di cuore, “Ci ho studiato tutto il giorno!”

L’indomani, nella penombra della stanza di Aldonza, l’alba era appena una lama di luce che si allungava sul pavimento. Mentre il resto di Militello aveva davanti un giorno come gli altri – in paese, scrive un cronista dell’epoca, stavano tutti chiusi in una impenetrabile corazza di incombenze faticose, di ozio e di rancori… -, lei e suo marito si scambiavano gli ultimi saluti.

Qualcuno bussò alla porta.

Entrate!” disse il barone.

Rodrigo si fermò sulla soglia, rispettosamente.

Signore…” disse.

Che c’è?” chiese il barone.

Tutto è pronto.”

Allora fate venire qui don Pietro Caruso.”

Corro da lui.”

Antonio Piero guardò verso il punto da cui Rodrigo era andato via. “E’ sveglio come una volpe, quel tipo! Spero che il suo protettore si dimostri un amministratore avveduto.”

Dategli ordini precisi, se non volete sorprese” disse Aldonza.

Farò così. Dio non mi ha permesso di avere un solo nemico… L’avidità dei miei fratelli rischia di risultare più devastante delle trame reali!”

Non siate ingiusto con loro! Cola è un po’ sconsiderato, ma Luigi è uno studioso che, più del denaro, ama i suoi libri.”

Come se i libri costassero poco!… Eppoi, con la sua superbia intellettuale e i suoi… vizi!… non gli parrebbe vero di prendere il mio posto!… Credetemi, dei miei nemici, Luigi è il più spietato!”

Egli, però, non ha mai levato la voce a contrastare i vostri ordini.”

Per orgoglio di famiglia, forse… Mi rispetta perché egli stesso, domani, potrebbe diventare il barone di Militello e vorrà essere rispettato a sua volta… O, forse, perché appartiene alla specie più viscida, quella che sta nell’ombra ed arma la mano degli altri… Quando Cola va cianciando le sue ingiurie contro di me, io penso sempre che dietro ci sia una trappola di Luigi…”

C’è poco posto davvero, per la fiducia, nel vostro cuore… Spero soltanto che vi sia rimasto un cantuccio per me!”

Molto più di un cantuccio, signora! Voi, il mio cuore, l’avete preso per intero, dato che a tutti gli altri do soltanto i miei ordini… oppure la spada… Questo, d’altra parte, me lo ha insegnato proprio il re!… Il mondo capisce soltanto la forza, tant’è che nell’ultima adunanza dei baroni, quando generosamente li ho messi in guardia sui pericoli di queste continue guerre, che ci allontanano dai feudi e ci svuotano le borse… dei tanti che avevano il mio pensiero, non ha parlato nessuno, neppure quel gran principe Branciforti… che, purtroppo, mi sarebbe pure parente!”

E’ imparentato anche con i Santapau, se è per questo…”

Infatti, neppure il feudo di vostro padre si salverà dal re, se non teniamo salda quell’alleanza che il nostro matrimonio ha reso sacra davanti a Dio e davanti agli uomini!”

Io sono interamente vostra…”

VI

Quando arrivò nella stanza di Aldonza, don Pietro Caruso aveva un aspetto cereo, che, però, data la sua figura snella, non era spiacevole a vedersi. Anzi, accentuava quella sua aria di poeta sognatore, che gli aveva aperto i cuori di tante dame.

Felice sera, barone!” disse Pietro, inchinandosi. “Se me ne date licenza, vorrei dirvi qualche parola sui nostri comuni nemici!”

Si inchinò davanti ad Aldonza. “Vi sono servo, signora.”

Dovrei andar via, adesso, perché possiate parlare fra voi uomini?” chiese Aldonza, con un’impercettibile inflessione ironica.

Se il barone permette, non prima di avermi ascoltato…” disse Pietro.

Antonio Piero sorrise. “Ah no, don Pietro! Con la poesia ho già risolto da solo, poco fa!”

Pietro si inchinò. “Non mi avete chiesto di stendere per conto vostro una missiva, da inviare a vostro suocero, il marchese don Porzio IV Santapau?”

Certo! Dopo quanto è successo nell’adunanza col vicerè, era il minimo che potessi fare per spronarlo a ritrovare l’orgoglio di famiglia e a guardarsi dal nostro infido sovrano… Ma, non vedo il nesso!”

Col dovuto rispetto e sommessamente… penso che per il re sarebbe conveniente che tra voi e vostro suocero ci sia reciproca diffidenza… Vi terrebbe separati e potrebbe mangiarvi un boccone alla volta… Eppoi, perché forzare la volontà di don Porzio?… Chi non si è compromesso prima, se non ci sono gran novità, tornerà a non compromettersi… Egli sa bene che la prudenza è una virtù durevole, quando nasce dalla coscienza della propria reale forza.”

E allora?” chiese Aldonza, un po’ preoccupata anche per suo padre.

Allora” disse Pietro, “permettetemi una divagazione! Anziché pensare ad una impossibile dichiarazione di guerra, al posto vostro rifletterei sulla favola di Fedro che raccontava di un lupo e di un agnello…”

Antonio Piero lo interruppe vivacemente. “Cos’è? Un consiglio o una lezione di letteratura latina?”

No, barone…” disse Piero, “E’, semplicemente, l’esperienza degli antichi! Per il lupo ogni scusa è buona per mangiarsi l’agnello…”

Non ce li vedo, né mio marito né mio padre… come due teneri agnelli!” sorrise Aldonza.

Cambia poco, baronessa…” insistette Pietro. “L’imperatore è un lupo molto più vorace di quello di Fedro e si mangia anche gli altri lupi… Troverà mille scuse per attaccarci e, soprattutto, mille alleanze coi cani che infestano i dintorni!”

Per mia disgrazia, molti di quei cani…” si lagnò Antonio Piero, “hanno denti che non si spaventano di quelli dei lupi!”

Pietro assentì brevemente.

Le difese impenetrabili non esistono” disse, “perché anche le bestie feroci devono dormire, prima o poi…”

Spiegatevi meglio!” esclamò Aldonza.

Quando ho portato al castello mastro Rodrigo…” continuò Pietro, “non l’ho fatto soltanto perché è un uomo di buona lama! E’ uno sgherro, ma pensa e consiglia come un cortigiano!… E lo ammette anche il nostro canonico don Nunzio… Credetemi, Rodrigo ha il coraggio del leone e l’acume della volpe!”

Un perfetto principe…” sorrise Aldonza. “Non vi pare che cominci ad esserci un po’ troppa folla di principi?”

Antonio Piero, invece, si spazientì. “Se avete finito il panegirico… ora tagliate corto!”

Don Nunzio, per esempio, ha scritto una sua favola sul lupo e l’agnello, dedicandola a mastro Rodrigo…” continuò Pietro.

Al dunque, ripeto!” insistette il barone.

Egli racconta che un agnello si stancò di fare l’agnello e volle farsi lupo… perciò, preso a due mani il coraggio, smise di belare, si limò le unghie, rafforzò i denti, comprò spade e scimitarre, si allenò… e poi sorprese il nemico mentre dormiva! E solo a questo punto gli espose le sue ragioni!”

Direi che era perlomeno un miserabile, quell’agnello!” esclamò Antonio Piero.

E perché non doveva esserlo?… Come si dice, contro un miserabile ci vuole un miserabile e mezzo… Almeno così scrive don Nunzio!”

Ah, don Pietro, don Pietro!” esclamò Aldonza. “Parlate di cose molto… avventurose! Ma, ho paura che la realtà sia diversa…”

Credete?” chiese Pietro.

Diciamo che è più di un sospetto… Di solito, alle armi si accompagna la guerra… e fino ad oggi le guerre le ha vinte sempre il lupo!”

Pietro s’inchinò, mentre il barone rise.

Ottimo!” disse quest’ultimo. “Avete trovato pane per i vostri denti, don Pietro!”

Ciò non toglie, barone” disse Pietro, “che, se me ne date licenza, utilizzerei i giorni della vostra assenza per rafforzare, senza compromettervi in prima persona… la vostra, come dire?… la vostra guarnigione speciale… con gente decisa e, soprattutto, discreta!”

Con quale compito?” chiese il barone.

Mastro Rodrigo Borina vorrebbe andare… a vostra insaputa, naturalmente!… in qualche pellegrinaggio… e non è detto che non succedano risse! Egli ha già dimostrato in qualche occasione di essere bravo.”

E io dovrei affidare a uno sgherro un compito tanto delicato?”

Io sono il segreto del castello, barone… agli occhi del mondo, sono chi potrebbe… come dire?… tradire la vostra fiducia, specialmente ora che partite… Ci vorrebbe un motivo che faccia apparire il tutto come una faccenda interna alle beghe tra nobili… che ne so… per esempio, potrebbe esserci una trama delittuosa di uno dei parenti dei Gismondi… magari quel don Fabrizio tanto… amico di vostro fratello Luigi…”

Il barone stette un po’ a riflettere. “Troppo rischioso… e troppo prematuro!”

Mastro Rodrigo” riprese Caruso, “ha un vantaggio sui Gismondi… nel passato è stato al loro servizio.”

Una scuola ottima, ma ingrata!” commentò il barone.

E’ vero” confermò Caruso. “In cambio dei suoi servigi, hanno tentato di ammazzarlo…”

Insomma, credete che lui sia l’uomo più adatto a sbrogliare la matassa?” chiese il barone.

Non ne vedo altri” rispose Caruso.

Il barone appariva dubbioso.

Come posso permettere che tanto potere si concentri in mani tanto inaffidabili?” chiese.

Sempre agli occhi del mondo, barone… se la faccenda dovesse venir scoperta, allora sì che entro in ballo io… Potrete sempre dire che io, semplice segreto… per troppa ambizione… ho cercato di andare al di là dei miei compiti.”

Antonio Piero volle riflettere ancora un po’. “Magari non per ambizione, ma per troppa devozione…”

Mi sembra la parola giusta, barone… anche perché vostro fratello Luigi tenterà di pugnalarvi alle spalle!”

Antonio Piero alzò vivacemente la testa.

Che altro dovete dirmi?” chiese.

Vostro fratello è astuto, ma non abbastanza per rappresentare un problema serio… purtroppo, però, ormai lo consiglia un principe dell’intrigo, il cortigiano calabrese don Gaspare Niccoli.”

Con quali risultati?”

Stanno segretamente pensando a uccidervi… e magari, dopo, a un matrimonio di don Luigi con la vostra vedova.”

Oh, Madonna Santa!” esclamò Aldonza.

A sua volta, Antonio Piero si inalberò. “Ha decretato la mia uccisione? Ecco qual era l’infamia che si preparava!”

VII

Trovarono Rodrigo nelle scuderie, mentre ripuliva con maniacale cura il suo coltello.

Don Pietro ed il barone hanno chiesto di voi” disse il servo.

Dove sono?”

Negli appartamenti della baronessa.”

Rodrigo partì, senza dire altro.

Poco dopo, sentendo e riconosciuto il suo passo, Pietro lo chiamò:

Vieni avanti, mastro Rodrigo!”

Antonio Piero se ne adombrò. “Siete voi che date gli ordini, ora?”

Nel frattempo entrò Rodrigo.

Don Pietro ha soltanto accettato i miei consigli, barone…” disse.

Quali consigli?”

Voi state troppo in alto… è meglio che tra voi e me non ci sia mai un rapporto diretto… saprò essere vostro fedele servo, senza che neppure facciate finta di conoscermi…”

Può darsi che abbiate ragione” disse il barone, per niente convinto. “Ora, però, cercate di essere convincenti, tutt’e due! O mi toccherà ammazzare uno sgherro e un intrigante, prima di partire…”

Siete voi il barone…” disse Rodrigo, “e se volete ammazzarci, potete farlo… Ma, quando sarete in battaglia nelle Fiandre… nella confusione date un’occhiata ad Antonio Belluso, una delle vostre guardie segretamente al servizio di don Gaspare Niccoli… Belluso oggi parte con voi… ed ha il compito di uccidervi!”

E perché non lo avete ammazzato subito, invece di mettermelo accanto?”

In Sicilia sbirraglia e assassini fanno parte del paesaggio, come gli ulivi… Se lo fate scannare ora, detta così… don Luigi ne trova un altro e voi siete più in pericolo di prima!”

Per fortuna, a guardarvi le spalle ci saranno sempre i due mori, Omar e Abdul” aggiunse Pietro.

Sono brutti come la fame, ma la madre li ha intagliati nel legno di quercia!” completò Rodrigo. “Obbediranno soltanto ad Allah e a voi!… Li conosco, detta così… fin da quando erano a Catania… e stanotte insieme a loro ho, detta così… chiacchierato con don Gaspare Niccoli in persona…”

E dov’è quel miserabile?” tuonò il barone.

Vi posso dire dov’era… era nascosto nel casotto di caccia che possedete alla Vignazza e che il canonico don Nunzio vorrebbe chiamare Ambelia, im omaggio alla lingua greca. Vostro fratello Luigi ci va qualche volta, insieme a un robusto pecoraio…”

Come ci siete arrivato?” chiese Aldonza.

Ho ragionato un po’ e poi ho seguito il pecoraio… così, quando Niccoli è rimasto solo, ho pensato di fargli una visita.”

Andiamo al sodo, allora! Portate qui quell’uomo!” ordinò il barone.

Mi viene difficile, purtroppo!” esclamò Rodrigo. “Per convincerlo a raccontarmi i suoi piani, ho dovuto tagliargli le orecchie, poi schiacciargli le dita, poi tagliuzzarlo qua e là, spargendo un po’ di sale… ci ho quasi rimesso un coltello… alla fine quel poveraccio mi ha detto tutto, pregandomi soltanto di mettere fine alla sua agonia… non so dove Omar e Abdul l’hanno seppellito.”

Che intendete fare con mio fratello?”

Niente, tenerlo d’occhio… potrebbero essere partite altre trappole… se vostro fratello morisse ne perderei le tracce.”

E quel Belluso?” chiese Aldonza, inquieta.

Belluso morirà nelle Fiandre ed il barone… neppure se ne accorgerà!… In ogni caso, morirà quando sarà troppo tardi per sostituirlo…”

E, nel frattempo…” aggiunse Pietro.

Già! Nel frattempo?” chiese impazientemente Antonio Piero.

Nel frattempo, ci occuperemo di donna Isabella” completò Rodrigo, “ e… solo se sarà il caso… di vostro fratello Luigi…”

La voce di Antonio Piero diventò sorda. “Meglio che mio fratello muoia, prima che distrugga il feudo!”

Vi consiglio di aspettare…” disse Pietro. “Ci sono già state troppe morti sospette in famiglia.”

Antonio Piero riflette’ un po’. “Non mi pare la strada migliore… ma, vedremo cosa sapete fare, don Pietro! Comunque, riferite minutamente ogni cosa a mia moglie!”

Lo farò” disse Pietro.

A questo punto” disse il barone, “ditemi… che lettera devo mandare a mio suocero?”

Col dovuto rispetto, barone…” cominciò Pietro, “se adesso chiediamo aiuto ad altri agnelli, aumentiamo soltanto il pasto del nostro regale lupo!”

Quindi, voi che dite?” chiese il barone a Rodrigo, anziché a Pietro, il che corrispondeva a un preciso ordine per l’organizzazione segreta del Cenacolo. “Proviamo a vedere se la situazione sarà cambiata alla fine di questa guerra?”

Dico che, come sempre, la vostra decisione è la migliore” rispose Rodrigo.

Allora, niente lettera!” disse il barone. “Speriamo che don Porzio capisca il mio silenzio… e non lo prenda come un mio tirarmi indietro!”

Capirà ciò che è bene che capisca” sentenziò Rodrigo.

Per stare più tranquilli” si inserì Pietro, “voi datemi indicazioni per scrivere a vostro suocero… e io… a vostra insaputa, ovviamente!… ritarderò l’incombenza.”

Antonio Piero, finalmente, sorrise. “Forse abbiamo appena finito un buon lavoro di politica…”

Si volse a Rodrigo. “Ora ditemi… non manca davvero nulla alla partenza? Le scorte e i due mori sono proprio a posto?”

E’ tutto in ordine” confermò Rodrigo.

Allora, andate a dare un’ultima occhiata!… Don Pietro, voi restate!”

Rodrigo si inchinò e uscì.

Antonio Piero si volse al suo segreto.

Ascoltatemi, don Pietro…” disse, “senza trascurare nulla, questa volta!… Vi affido il feudo, i miei vassalli, le mie ricchezze ed ogni cosa che mi è cara. In mia assenza, sarete l’amministratore ed il custode del castello. Nessuno potrà entrarvi o uscirvi, se non vorrete… Una sola facoltà non vi riconosco: quella di aggiungere o togliere tasse. E una sola raccomandazione vi faccio: non perdete d’occhio i confini delle mie proprietà e ricacciate indietro chiunque attenti alla loro integrità!”

Ciò che avete detto è già legge!” disse il segreto.

Non ho ancora finito… Per il momento, date ai miei fratelli quanto compete al loro stato. Ma, davanti a richieste più pressanti, attenetevi agli ordini! Di quanto è stato stabilito è testimone mia moglie, che avallerà le vostre scelte… ed, ovviamente, voi non farete nulla che esca dall’ordinario, senza dargliene notizia prima… Soltanto la baronessa, in caso di gravi fatti che mi dovessero riguardare, ha la facoltà di mutare le mie decisioni! A lei, inoltre, spetta l’amministrazione della giustizia.”

Saprò rispettare tutti i vostri ordini” disse la baronessa.

Ce n’è ancora uno, a tutt’e due… Imparate a dissimulare, soprattutto con mio fratello Luigi! Non deve sospettare nulla dei nostri discorsi… Mancando io, sarà subito prodigo di consigli e di iniziative… Rispondetegli sempre con rispetto, senza mai andare oltre!”

Spero che tanta fiducia sia ben riposta” disse Pietro.

Lo spero anch’io!” confermò il barone. “Quando torno, vo­glio ritrovare intatta la mia autorità. Ho il dovere di difenderla da tutti, dall’imperatore ed anche dai miei fratelli… Ora, don Pietro, potete andare!”

Rimasti soli, Aldonza abbracciò il marito. “Siete stato caro a lasciarmi tanta autorità… Ma, per il resto, so soltanto che mi ritrovo di nuovo sola e non c’è nulla che mi possa addolcire la malinconia.”

Resteranno qui tutti i miei pensieri.”

Ho sposato voi, oltre ai vostri pensieri… I viaggi che fate, i pericoli che correte… sono sempre più frequenti e lontani! Ho paura che anche la mia giovinezza vada via.”

Io vi amo e ciò rende ancor più dura la partenza. Aiutatemi, perciò… non voglio vedervi piangere.”

Da domani vi cercherò inutilmente…”

Allora, pensate al mio ritorno! Magari, distraetevi con una di quelle feste che tanto vi piacciono… don Pietro potrà essere un ottimo ed onesto cavaliere… Oltre a voi, qui dentro, mi fido solo di lui… E, poi, è molto bravo nel ballo… non sbaglia chi lo chiama Pietro Bellopede!”

Si sentì una tromba dare il segnale della partenza.

Aldonza si buttò tra le braccia di Antonio Piero.

Voi non mi amate come vi amo io!” gli disse.

Vi amo, invece!”

Rimandate a domani! Datemi un altro giorno.”

Non sono padrone del mio tempo. L’imperatore è impaziente di essere ubbidito e non voglio dargli occasione di una condanna. Vi prego…”

Un giorno solo! Non chiedo che un giorno… Sento un triste presagio in questa partenza!”

Tutte le partenze hanno tristi presagi.”

Si sentì di nuovo la tromba.

Ecco un nuovo segnale… Lasciatemi andare. Tornerò presto… Ora, però, devo partire!” disse Antonio Piero.

Tentò con delicatezza di sciogliersi dall’abbraccio.

Si sentì ancora la tromba.

Non c’è più tempo, sentite?” disse Antonio Piero.

Non voglio sentire!”

Antonio Piero riuscì con difficoltà a sciogliersi dall’abbraccio. “Addio. Non seguitemi… Odio dar spettacolo dei miei sentimenti.”

E andò via, senza voltarsi.

Aldonza rimase a guardare l’uscio vuoto.

Per una volta non vi ubbidirò…” disse. “Vi starò accanto fino a che non sarete partito.”

Ed uscì di corsa.

VIII

L’assenza del barone don Antonio Piero Barresi sembrò non smuovere più di tanto il placido scorrere della vita nel castello di Militello. I pesci grossi, infatti, preferirono scendere nel fondo, negli anfratti muscosi, dove il cibo giace più lontano dai tranelli dei pescatori.

Rodrigo si recò a Catania più volte, cercando uomini per la sua guarnigione speciale. Trovò, finalmente, due tipi, Nicolò Musca e Bernardo Rimasuglia, apparentemente due allegroni perditempo, ma alla bisogna pronti e spietati.

Zitto, Bernardo!” ordinò, infatti, Nicolò al suo amico, dopo aver sentito le offerte di Rodrigo. “Non vogliamo fare zuffe… ed il signore intende offrirci un buon lavoro, se non sbaglio.”

Sempre se lo sapete fare!” rispose quasi con noncuranza Rodrigo. “Sono soltanto a corto di amici per controllare le vacche, le pecore ed i raccolti.”

Bernardo lo guardò male. “Io non sono scemo!… Che lavoro ci offrite? Quello degli sbirri?… Non mi piacciono le divise!”

Il diavolo mi guardi da tale delitto!” esclamò Rodrigo. “Io non ho nulla contro il furto e l’abigeato… purché tutto succeda lontano da casa mia… e qualcosa arrivi pure a casa mia!”

Allora che volete? Che si faccia i ladri per voi?” chiese Nicolò.

Detta così…” rispose Rodrigo, “diventereste delle guardie che hanno il compito di riscuotere le tasse… da chi non vuole perdere la sua roba.”

Sempre di divise si tratta!” sbuffò Bernardo. “E ve l’ho detto: non mi piacciono le divise!”

Neppure a me!” disse Rodrigo. “Ma, il pane costa e, detta così… un sacco vuoto non sta in piedi!… Eppoi, chi ha parlato di divise? Tu ed il tuo amico mi dovreste tenere compagnia vestiti come vi pare…”

Tirò fuori una borsa di denaro. “Per intanto, se accettate, la paga oggi ve la siete già guadagnata!”

Nicolò guardò Bernardo, che guardava la borsa.

Io adoro le divise!” esclamò Nicolò.

Io no, ma che posso farci?… Mi rassegno!” aggiunse Bernardo, agguantando la borsa.

Il giorno dopo a Militello cominciarono i preparativi per festeggiare il Natale e la notizia della fine della spedizione regia nelle Fiandre.

Purtroppo, però, nessuno sapeva dov’era il barone. C’era chi diceva che fosse a Palermo dalla fine di ottobre… e c’era chi pensava che stesse in giro, a stringere alleanze coi baroni siciliani.

Giunta la sera, mentre stava nelle scuderie, strigliando meccanicamente un cavallo baio, Rodrigo ebbe l’inaspettata visita della baronessa Aldonza Santapau.

Rodrigo si inchinò rispettosamente, cercando di non portare a lungo gli occhi sul suo viso. La donna lo imbarazzava come una volta sola gli era accaduto prima, perché aveva quella irregolare armonia di lineamenti che caratterizza ogni vera bellezza.

Il suo profilo era una falce di Luna ancor più bianco per il contrasto coi capelli nerissimi. Il naso era leggermente pronunciato, un po’ da rapace, senza arrivare alla volgarità della materia opaca. Nelle iridi, pagliuzze di luce indicavano pensieri ironici, da poeta saltimbanco, contraddetti da forme esili, seppur morbide e forti come calici di rose.

Mi raccontano troppe cose su di voi, mastro Rodrigo…” disse Aldonza. “O dovrei dire don Rodrigo?”

A voi basta semplicemente Rodrigo, baronessa” le rispose, inchinandosi di nuovo.

Da un po’ di tempo andate spesso a Catania… a cercare che, di preciso?”

Sono un tipo ansioso… e spesso mi preoccupo più del giusto!”

Sono forse i miei cognati il motivo di tante preoccupazioni, o il ritorno del barone?”

Direi tutt’e due… senza mancarvi di rispetto, naturalmente!”

Sarò chiara, don Rodrigo! State mettendo su un vero e proprio esercito privato… contro chi?”

Detta così… siamo tutti al servizio del barone.”

Ho, quindi, il diritto di saperne di più…”

Avete il diritto di sapere tutto, se è per questo… Mi attengo a ciò che fu detto quando vostro marito partì.”

Mi ricordo che i suoi ordini furono di tenermi minutamente informata.”

Bene! Quindi sapete che da Pietraperzia verrà a parlarvi don Fabrizio Gismondi…”

L’ho invitato io… su suggerimento di don Pietro.”

E non so se avete fatto bene! Era tanto necessario, poi… fare una festa, col barone ancora assente? Ho paura che le feste siano l’occasione giusta per i tradimenti… o, peggio, per i pettegolezzi.”

Aldonza si irrigidì.

Non osate continuare…” sibilò con una voce fredda e tagliente.

Rodrigo chinò il capo, sconfitto, e inaspettatamente le labbra della baronessa furono attraversate da un veloce sorriso.

Sapete bene che io rispetto mio marito…” disse Aldonza, “e voglio soltanto che il suo castello sia splendido come sempre!”

Per la prima volta, dai tempi della sua ormai lontanissima gioventù nelle Langhe piemontesi, quando il suo amore era tutto per la cugina Nella, Rodrigo non riuscì a nascondere bene il suo turbamento.

Il barone è un uomo fortunato…” mormorò.

A quel punto, Aldonza tagliò corto. “Bene, don Rodrigo! Se volete, sapete essere un gentiluomo…”

E uscì.

Rimasto solo, l’uomo mormorò ancora:

Sono soltanto un cane alla catena, in compagnia del vento!”

Il cuore di Rodrigo Borina, infatti, era rimasto dove era nato, esattamente a metà della strada che da Alba porta a Cortemilia.

Proprio nel pieno di una curva che scendeva verso il fondo valle, dal velo nuziale fatto di nebbia sorgeva l’arcigna solidità del maniero di Borgomale.

Da tutti veniva chiamato il Castello delle cinque torri; ma, in verità, ciò che si notava subito era la nudità delle sue pietre, piuttosto in contrasto con i verdi alberi e le viti nere e verdi, che per l’umidità – in quei posti non manca mai – sembravano pitture ad olio fresche di vernice -.

Borgomale, ovvero Borgo del Male…” dicevano in molti.

Ma, probabilmente, quel nome indicava altro: Male significa castello e, quindi, era come se si dicesse Borgo del castello. Il fabbricato stava a picco sul torrente Berria ed era stato costruito con le pietre trovate lungo i suoi argini. Erano pietre dalle forme plasmate dalle sapienti mani del tempo. Sembravano funghi, volti umani, figure animalesche, bocce.… Molti erano convinti che a modellarle fossero state le masche, gli spiriti del posto. Non a caso, la curva da cui si vedeva il castello – circondata com’era dal bosco – e, quindi, sempre in ombra – la chiamavano curva delle masche. Ai bordi vi era una scarpata e una roccia sporgente, da cui scendeva l’acqua sorgiva che finiva sotto un piccolo ponte. Poteva capitare, quindi, che il passante potesse trovarsi davanti una masca sotto forma di bellissima ragazza. Ma, in quel caso, come fece Ulisse con le sirene, era meglio proseguire senza fermarsi.

La costruzione del castello risaliva al XIII secolo ed era stata dimora dei conti Della Chiesa; ma, soprattutto, dentro la sua maestosa tetraggine si trovava il segreto di Rodrigo Borina: la tragica storia di Nella di Cortemilia. Quella gentile e candida fanciulla, come tutte le più belle cose, era durata soltanto un giorno, come le rose – almeno, così cantò il poeta Faber, un genovese innamorato delle storie di via del Campo, nei pressi del porto, dove confluivano le narrazioni da tutti i posti del mondo -.

Nella era caduta nelle acque dell’Uzzone alla vigilia delle nozze col cugino Dagoberto. Sua madre era la bellissima Adelaide, marchesa di Castino, un villaggio che stava appeso alla catena di colline che divide il fondovalle di Borgomale da quello di Cortemilia.

Orfana di un crociato morto in Terrasanta, Adelaide aspettava un figlio dal marito; ma, il crudele cognato, Lionello di Cortemilia, la voleva per sé. Perciò, uccise il fratello e imprigionò Adelaide in una delle cinque torri del castello di Borgomale.

La disgraziata marchesa poté salvarsi soltanto momentaneamente dalla violenza di Lionello, perché era già incinta. Però, dopo aver dato alla luce la figlia Nella – o Stefanella… o Marinella, secondo Faber –, Adelaide dovette affidare la bambina a una famiglia di contadini, che la crebbero così come potevano e come sapevano, senza mai dirle di essere la figlia di una marchesa.

Nel frattempo, anche Lionello ebbe un figlio, che chiamò Dragoberto. Egli, però, crescendo diventò l’esatto contrario di suo suo padre. Senza bisogno di corona o di scettro, col suo cappello bianco come la luna ed il suo mantello rosso come l’amore, passati molti anni, incontrò la cugina Nella in riva all’Uzzone e quel giorno, senza una ragione, la fanciulla seguì il suo Re, come un ragazzo segue un aquilone.

Nello stesso tempo, Lionello si era recato a pregare nel Santuario del Todocco, che sorge proprio in Valle Uzzone. Qui il Santo parlò al suo cuore, per cui Lionello fu preso dall’orrore di ciò che aveva fatto al fratello, alla cognata ed alla nipote.

Annichilito dai rimorsi, restituì ad Adelaide la libertà e il feudo di Castino e decise di dare in sposa Nella al figlio Dragoberto.

Di colpo, però, il cielo diventò nero. Si disse che le dispettose masche, ingelosite dalla felicità dei due giovani, cominciarono ad ammassare sopra l’Uzzone nuvole grandi e pesanti come massi. La pioggia scese giù prepotente, invadente, indifferente. Le acque turbinose del fiume si portarono via Nella e inutilmente Dragoberto tentò di salvarla.

La gente del posto trovò il corpo di Nella il giorno dopo, adagiato sul tronco di un melo fiorito. Ma, il suo fantasma non era più lì. Continuò a vagare lungo le rive dell’Uzzone, cercando il suo amato, senza mai trovarlo. Non sapeva, la poverina, che il cuore di Dagoberto era rimasto ai piedi quel melo.

Così, egli prese il nome di Rodrigo Borina – un pezzente che a Castino chiedeva l’elemosina – e divenne uno sgherro che fuggiva dalla giustizia degli uomini, dato che aveva ucciso suo padre.

IX

Si sentì il solito discreto bussare di Rodrigo alla porta degli appartamenti di don Pietro Caruso.

Entra!” disse Pietro.

E’ tutto pronto?” chiese poi, vedendolo.

Si riferiva all’imminente festa di Natale.

Il mangiare è pronto. Ho controllato ogni boccone…” rispose Rodrigo. “Anche se… lo sapete solo voi e Gesù Bambino che sugo c’è, in questa festa!”

C’è tutto il sugo del mondo, amico mio… Coi tempi che cambiano, anche i baroni devono farsi amare dal popolo. Le feste piacciono e, delle feste, il Natale è la più sentita!”

Personalmente, credo che tra l’amore del popolo e il coltello… ha sempre funzionato il sistema all’antica.”

Pietro rise. “Può darsi che abbia ragione tu, mio caro don Rodrigo, come la baronessa vuole che ti si chiami… Ma, dopo Machiavelli, è arrivato quell’altro… l’ambasciatore Francesco Guicciardini… a dirci che i tempi cambiano… Ora vado a dare gli ultimi tocchi per far riuscire la festa!… Mi basta che tu dia qualche occhiata qua e là, a don Luigi, soprattutto!”

Forse le occhiate non basteranno… Verrà pure don Fabrizio domani sera… e c’è quel foglio che don Luigi vi rubò.”

Forse è giunto il momento che, in silenzio, si faccia ricorso al metodo che usasti con Niccoli…”

Dubito che funzioni… come mi confessò lo stesso Niccoli, subito dopo aver preso il foglio, don Luigi lo nascose in un punto imprecisato di una strada imprecisata… e, se non passa vivo ogni giorno, a passeggiare sulla strada che porta alle concerie… c’è chi lo segue da lontano e riferirebbe a chi sa come prenderlo e dove portarlo… In più, ora voi, detta così… certa gente ve la portate sotto il vostro stesso tetto!”

Appunto!” confermò Pietro. “Chi ha mai detto che un tipo bravo come te non possa fare qui il suo lavoro e tagliare questo nodo gordiano… non con uno, ma con due colpi di coltello, uno per don Luigi e l’altro per don Fabrizio?”

Vorrei prima recuperare la lettera, poi potete contarci!” grugnì Rodrigo.

Non aspettare più! Ammazza quei due cani e dopo vada come deve andare!”

Nel frattempo, Aldonza era con con Sara nel salone delle feste, ancora ignara del precipitare delle cose.

A Firenze mio marito ha comprato un grande presepio in ceramica invetriata, una Natività da mettere in Santa Maria della Stella…” disse alla sua dama di compagnia.

Ah!” esclamò Sara. “E’ questo, allora, il vero motivo del suo ritardo? E’ un mese che mi fate la misteriosa, addirittura!”

Doveva essere una sorpresa per tutti… A Militello dovevano arrivare insieme il barone ed il racconto della nascita del Cristo, realizzato dal celebre Andrea Della Robbia…”

E cosa impedisce il suo arrivo, ora come ora?”

Almeno lo sapessi! So che il quadro è fermo a Palermo!”

Improvvisamente, però, Aldonza guardò oltre la finestra.

Che tristezza!” esclamò. “Temo il presagio delle nuvole basse e nere che vedo fuori!”

Sara si sforzò di sorridere. “Andranno via fra poco, quando verrà il barone!”

E quando verrà?” si stizzì la baronessa. “Doveva essere già qui…”

Ah, gli uomini e le loro guerre!… Ma, come faccio a parlarne male? Mi piacciono troppo, addirittura!”

Se stanno a casa, sì…”

A me piacciono vivaci e un po’ mascalzoni!”

Come don Rodrigo?”

Sara sorrise. “Assolutamente sì!”

Poi, fingendo imbarazzo. “Anche se la gente è pettegola e dice cose esagerate!… Ma, parlatemi di voi, bambina mia!”

Voglio raccontarti il sogno che ho appena fatto…”

Sì, certo, raccontate… Spero, però, che non sia troppo triste, al solito vostro!”

Mi ero addormentata…”

Ed avete sognato il barone!”

Non essere impaziente. Dicevo, m’ero addormentata…”

Quando?”

Subito dopo il pranzo.”

Avete esagerato con la lepre arrostita! Pure a me resta sempre sullo stomaco… Dannata bestiaccia!… Perciò, addirittura… l’accompagno sempre con qualche bicchiere…”

Oh, basta! T’interessa o no, il mio sogno?”

Sicuro che m’interessa!”

Dicevo… M’ero addormentata ed ho sognato un giardino pieno di fiori… fiori così, dalle nostre parti, se ne vedono soltanto quando arriva l’autunno…”

Non ripigliate a far la poetessa, addirittura! A me gira sempre la testa… con tutte le belle parole che vi escono di bocca!”

In autunno il paesaggio è bello… ma è pure triste, come se già sapesse che la morte dell’inverno è vicina.”

Siete davvero una poetessa… e siete così giovane! Alla vostra età non bisognerebbe dar retta alla poesia!”

Ti sembra un male tanto grave?”

Anche la lepre arrostita, esagerando, diventa un male…”

Riprendiamo il mio sogno… Ecco che, improvvisamente, prima lontano all’orizzonte, tanto che m’era sembrato un pastore, e poi sempre più vicino, ho visto un angelo che mi veniva incontro con passo calmo… Era tutto bianco, se si eccettua l’azzurro intenso degli occhi e la pelle rosea… Senza dirmi nulla, senza neppure sorridermi, egli mi porgeva una stoffa bianca di lino…”

Sara trasalì impercettibilmente, ma cercò di nascondere la sua paura. “Beh!… Cosa c’è di spaventoso? Con tutta evidenza, l’angelo vi portava un velo da sposa… Vuol dire che il barone sta per tornare, addirittura!”

Non ingannarmi, amica mia! So benissimo che la stoffa di lino bianco può rappresentare un… un sudario!”

X

Felice sera, cognata!” disse don Luigi ad Aldonza, con un galante inchino.

Erano nel cortile del castello, proprio di fronte alla fontana della Ninfa Zizza.

Felice sera a voi, cognato…” rispose Aldonza. “Si raccontano cose belle di voi…”

Si raccontano tante cose!”

Se non è per parlarmi dei vostri studi, allora… quale gradito motivo vi ha condotto qui?”

La distrazione! Neppure so come ci sono arrivato… Passavo da queste parti ed ho pensato di farvi una visita. Ma ditemi, cognata… è tutto pronto per la festa?”

Tutto pronto! Vi chiedo di dare il meglio con gli ospiti… visto che siete il fratello del padrone di casa!”

Certo, certo… lo farò! Anche se forse era il caso di aspettare mio fratello…”

Si fermò appena un attimo a guardarla, con intenzione. “Però, adesso cercavo don Pietro… L’avete visto?”

Aldonza non riuscì a nascondere un imbarazzo ingiustificato e abbassò per un istante gli occhi. “No, ma, se lo vedo, gli dico che lo cercate.”

Non è un affare di premura…”

Se lo incontro, glielo dirò lo stesso! Adesso permettetemi di andare.”

A presto, allora…”

A presto!”

Rimasto solo, guardando verso la direzione presa da Aldonza, Luigi mormorò:

Ecco a chi mi tocca ubbidire!”

Salì sul bastione meridionale del castello, da dove si poteva ammirare gran parte dell’abitato di Militello, che scendendo dal quartiere di San Pietro, andava a coprire l’intera zona di San Vito, per poi risalire un po’ verso Santa Barbara. Una tomba preistorica, riadattata a ricovero dei pastori dava inizio al contado.

Aveva dato appuntamento al fratello Cola in quel posto appartato perché ormai aveva deciso di entrare in azione.

Cola!” chiamò, guardando verso una certa rampa di scale.

Non rispose nessuno.

Dove sarà andata quella maledetta canaglia? Cola!… Cola!”

Venne travolto da un Cola che arrivava di corsa da un’altra rampa, guardandosi le spalle.

E sta attento!” esclamò Luigi.

Controllavo che nelle vicinanze non ci fossero spie…”

Luigi si scrollò di dosso il fratello.

Puzzi come un caprone” disse, “ma almeno sta’ attento! A momenti mi butti giù, con questa tua miserabile paura di tutto!”

Maledetta sia la caccia, allora!”

E che c’entra la caccia?”

Ti dà l’abitudine…”

Questa non l’ho capita!”

Hai letto tanti libri e non sai che il cacciatore spia e la preda è spiata?”

Ah, ecco! E tu non vuoi essere preda!”

Proprio così!”

Bravo. Ora dimmi… Che fai quando vedi un coniglio?”

Metto subito mano all’arma e tiro!”

Io, invece, prima mi accerto se, un po’ discosto, non ci sia un cinghiale… poi scelgo ciò che mi conviene.”

Cola scoppiò a ridere. “Questa è bella! Con le parole vinci sempre tu!”

Con la prudenza e col discernimento, fratello… non con le parole!”

Va bene, va bene. Sarà come dici tu… Ma non vuoi sapere come mi è andata oggi?”

Hai sudato tanto?”

Come un ruscello!”

Luigi ebbe una smorfia di disgusto. “Ecco perché la caccia non fa per me! Che hai preso?”

Una lepre ed un paio di tortore.”

E magari cento cinghiali ti sono passati vicino!”

Proprio no… Anzi… per la verità, ne è passato uno… Ma cento… Via! Me ne sarei accorto!”

Questa è una notizia!… Quando vorrò cacciare, quindi, verrò con te!”

Cola rise di nuovo. “Non ci sei tagliato! Stamattina sono uscito all’alba. Ho chiesto di te, ma dormivi ancora. Davvero eri… eri petra pi timpuni, come dicono i villici!”

Ognuno cerca il piacere a modo suo… Io ho gioia nel letto, tu nel cacciare!”

Cola si rabbuiò.

No, fratello!” esclamò. “Né per me né per te può esserci gioia… nella condizione in cui viviamo!”

Lo capisci, quindi!”

E come non potrei? Al momento del pranzo, io e i miei compagni ci siamo fermati sotto i gelsi e gli ulivi della Varanna. Tutti avevano cibo e vino in abbondanza, mentre io… una vergogna solo a pensarci! Pane duro come il cuore di nostro fratello, frutta misera e mezza fradicia e quel tanto di vino che a stento è bastato per me solo!”

Ne avevi lasciato ben poco nella botte, allora! In ogni caso, oggi non dovevi uscire, se questo era il prezzo!”

Stai a vedere che la colpa è mia! Prènditela, piuttosto, con l’ingiustizia umana! Che legge è, quella che lascia l’intero feudo nelle mani del fratello maggiore?”

Come sempre, parli troppo! Non è il momento, adesso… Forse è meglio che continui a raccontarmi della tua caccia.”

Il fatto è che, proprio mentre m’ingozzavo di pane e di frutta, imprecando contro il mio destino e la legge del maggiorasco, ho visto il cinghiale…”

E te lo sei fatto scappare, ovviamente!”

Tu non avresti combinato di meglio, fratello… Ascolta! Sento venir fuori dalle canne un fruscìo di zuffa. Fiuto la preda, afferro l’arma e corro! Trovo il mio cane Marfiso abbrancicato ad un vecchio cinghiale… E’ proprio un gran spettacolo! Marfiso azzanna alla gola, al petto, ai fianchi… Ma poi il bestione riesce a cacciarselo sotto i piedi e tutto diventa un groviglio di gambe, di carne squarciata e di polvere… Così, rotolando e strepitando, si ficcano ancora tra le canne… Io li seguo, aspettando il momento buono per tirare. Poco dopo, vedo la lepre. Era stata cacciata fuori dalla tana dagli strepiti della lotta. Resta così, ferma e spaurita… e subito io tiro un colpo, stendendola! Purtroppo, in quel mentre il cinghiale si libera di Marfiso e scappa via!”

Ci avrei giurato…” chiosò sarcastico Luigi. “Ora vai a riposare.”

Perché mi cercavi, allora? Non c’era da programmare qualcosa?”

Lascia fare a me… Ti ho chiamato per sapere se sei pronto e deciso quanto me.”

Deciso a far che?”

Deciso a vendicarti!”

Per questo, puoi giurarci… se la gatta morta di Licodia continua a tener stretta la borsa…”

Perché non chiedi a lei?”

Cola assunse una posa solenne. “Lo farò!”

E se ti negherà l’aiuto?”

Allora tocca a te definire il tempo, l’ora, il luogo, i mezzi, in una parola tutto… e quando sarai pronto mi troverai pronto!”

XI

Rodrigo si avvicinò a Luigi, che usciva dal lato posteriore del Monastero domenicano per fare la sua passeggiata giornaliera. Lo fermò proprio sotto la casa di Cola, in quella zona del paese che il popolo chiamava il Vallone, accanto alla Sinagoga ebraica. Era il quartiere più turbolento di Militello, dopo l’ordine del re Filippo II che imponeva la cacciata dei moriscos e dei marrani.

Andò subito a porglisi davanti.

So tutto, don Luigi…” gli disse, con la mano appoggiata all’elsa della spada. “Dov’è il mio foglio?”

Luigi apparve incerto.

Non mi piace… il tono… che usi…” balbettò.

Alzò gli occhi verso la finestra della casa del fratello.

Cola!” chiamò.

Rodrigo si limitò a stringere con forza l’elsa della spada, tranquillamente.

Davvero credete che scenda giù ad aiutarvi?” chiese sarcastico.

Luigi trasalì. “Cola!”

Per un attimo ci fu l’ombra di Cola nel vano della finestra. Ma, subito scomparve. Rodrigo la vide e fece finta di niente.

Si avvicinò ancor di più a Luigi.

E’ un peccato, davvero!…” disse. “Sapete che fine ha fatto don Gaspare Niccoli?”

Luigi tirò fuori la spada. “So che, ora come ora, mi ritrovo con uno sgherro che mi spunta a tradimento, mentre sto solo… Cola, maledetta canaglia!”

Rodrigo, con aria divertita, guardò la finestra di Cola e tirò fuori la spada. “Già! Sono venuto, detta così… a morte subitanea!”

Luigi si mise in guardia. “Anch’io so usare la spada!”

Ed era vero. Luigi, pur perso nei suoi studi, manteneva, grazie a un costante allenamento, un corpo agile e una tecnica perfetta nell’uso delle armi.

Tutto questo, però, non era paragonabile all’abilità di Rodrigo, affinata in anni e anni di pirateria, duelli e agguati in tutte le latitudini e le longitudini della Terra. Però, questi rise, fece spallucce e rinfoderò la spada.

Sicuramente mi pentirò di avervi risparmiato” disse Rodrigo. “Ma, voglio soltanto il mio foglio… Andiamoci insieme a riprenderlo e ridatemelo… Forse, non vi ucciderò.”

Guardò verso la finestra di Cola. “Non ucciderò né voi né vostro fratello, se la finite di pretendere un feudo che non vi spetta…”

Si accostò ancor più a Luigi. “Perché non vi mettete dalla parte giusta?”

E qual è?”

Certamente, non è quella del re. La parte giusta sono i Barresi!”

Luigi si fece triste. “Una famiglia estinta, ormai! Io non ho figli… quindi, i Barresi finiranno con me.”

E magari tutto ricomincierà con i Gismondi… o no? Don Luigi, siete soltanto un pover’uomo.”

Può anche essere!” sospirò Luigi.

Voi non sarete mai un buon barone, troppi studi hanno fiaccato la vostra volontà.” insistette Rodrigo.

Luigi ritornò isterico. “E chi lo dice? Tu? E tu chi sei, se non uno sgherro senza onore?”

Rodrigo lo guardò freddamente. “Che potrebbe anche decidere di uccidervi! Ora vi dico chi sono veramente e siete il primo con cui mi confido…”

Lo vedo da solo ciò che sei!”

Rodrigo scosse la testa. “Ho sempre pensato che il mondo sia tutto un teatro… A me, a differenza vostra, i libri hanno insegnato qualche vizio in meno e un paio di trucchi per vivere meglio… La vostra nobiltà, la mia condizione di sgherro… tutto è una scena per ingannare il mondo!… Parlo il siciliano tanto da sembrare un siciliano… E perché?… Perché mi conviene!… Detta così… mi sono meritato qualche pettegolezzo su di me nelle mie zone, quanto basta per non sembrare più chi ero.”

Sei un ricercato dalla giustizia?”

Peggio! Io ho ucciso mio padre, il marchese Lionello di Cortemilia!”

Un parricida!”

Oh, non proprio, don Luigi… Mio padre era un po’ come voi… geloso dell’amore tra suo fratello e la bellissima marchesa di Castino. Quindi, pensò bene di ucciderlo… Inutilmente, perché la donna aspettava già una figlia. Quasi negli stessi giorni nacqui io ed il destino volle che mi innamorassi di mia cugina. Così, quando per una terribile piena, lei morì annegata non seppi perdonare a mio padre i suoi delitti…”

Luigi, quasi con rispetto, sentì che al suo interlocutore la voce gli era morta in gola.

Uccisi mio padre!” sibilò Rodrigo. “Quindi non avrei problemi ad uccidere pure voi… Ma, forse, perché in fondo vi sento uguale a me… preferirei non uccidervi.”

In quel preciso momento, sopraggiunse Sara, che si era allarmata vedendo dalla torre la scena.

Arrivò trafelata.

Siete qui, don Rodrigo?” disse, per bloccare il probabile tragico sviluppo di quella situazione. “Don Pietro Caruso vi aspetta. Andate da lui.”

Luigi, cercando di riprendersi dal burrascoso colloquio, le sorrise. “Chiedevo al nostro mastro Rodrigo se aveva visto Cola…”

Rodrigo guardò verso la finestra… e ritornò l’uomo sarcastico di sempre.

Infatti, l’ho visto!…” disse. “E’ da un pezzo che se ne sta dietro quella finestra… a guardarci con occhi innamorati!… Ma, neppure poco fa mi sembrava intenzionato ad avvicinarsi…”

Guardò dritto negli occhi don Luigi. “Se volete, posso andare a chiamarlo!”

A quel punto, Cola si affacciò. “Felice giornata, donna Sara!”

Sara lo guardò con la stessa espressione di quando si era trovata a guardare un millepiedi.

Felice giornata a voi, don Cola” rispose.

Cola si volse al fratello. “Aspettavo il momento opportuno per scendere…”

Guardò Rodrigo, che lo fissava irridente.

Cioè, dovrei andare a parlare con nostra cognata!” aggiunse.

Luigi diventò furioso. “Ah! Per te l’affare di premura era solo questo? Parlare con nostra cognata!”

Non penserai che avessi paura?” gli ribatté Cola.

Rodrigo scoppiò in una gran risata. “Paura don Cola? Che pensate mai, don Luigi? Don Cola stende una lepre al primo colpo!… Chi ce la porta, la paura?… Credetemi, è meglio che don Cola vada a parlare con la baronessa… che ha il diritto di essere al corrente dei pensieri dei cognati… Io, col vostro permesso… vi lascio andare… per ora!… Non vorrei che ritardaste a farvi vedere da quell’amico che guarda le vostre passeggiate quotidiane… Stasera ci sarà festa al castello e penso che da un momento all’altro, arriverà don Fabrizio… magari dalla strada di Calleri… Con lui farò subito in modo che tutto vada per il meglio… Così voi… senza più pensieri che turbino i vostri amati studi… avete il tempo di recuperare quella certa carta… e diventeremo amici!”

Luigi non riuscì a mascherare jl suo turbamento e subito si volse a Cola. “Proposta saggia, Cola… anche se viene da uno sgherro… Vai dalla nostra cara cognata! Vado via anch’io… Lo dico perché so che don Fabrizio nel viaggio si è unito ai Santapau… Sapranno proteggersi a vicenda e, forse, scambiare pure due chiacchiere…”

XII

Cola alzò gli occhi, a guardare in faccia una Aldonza stupita per la temerarietà della sua irruzione.

Dirò subito ciò che mi preme…” le disse. “Voi sapete quanto, al rango degli Barresi, si convenga il valore…”

Aldonza fece uno sforzo per nascondere il suo nervosismo. Quel tono non prometteva nulla di buono.

Nella guerra… ma, soprattutto, nella caccia, per quanto riguarda voi!” disse sarcastica.

Dipendesse da me, non chiederei che la guerra, per illustrare il mio nome!”

Ed io non potrei dubitarne, vista la nobiltà del vostro sangue… Ma. ditemi ora il motivo della vostra visita.”

La caccia e pochi altri svaghi restano a me e a mio fratello Luigi… Ho fiducia che lo capiate.”

Chiedete altri soccorsi?”

Cola si mostrò imbarazzato e, al contempo, irato. “Purtroppo, sì!”

Aldonza riflette’ a lungo, mentre Cola la guardava ansioso.

Signora… mi dovete ancora una risposta!” disse l’uomo.

Questa volta, ella non fece nulla per nascondere che nella sua risposta le parole erano pensate e pesate, ad una ad una.

Sarò sincera, messere…” disse. “Non posso gravare queste terre di altri balzelli… Non lo capirebbero i nostri villani e non lo capirebbe il barone!”

Antonio Piero è lontano…”

Ma, ha lasciato ordini precisi!”

Già! A voi e a quel damerino… di Pietro Bellopede!”

E’ stata la sua volontà ed io non posso cambiarla.”

Cola si allontanò da lei e la guardò con aria di sfida. “Attenta, cognata! Non chiedete una pazienza infinita a chi ogni giorno, sulla sua pelle, sente il peso dell’ingiustizia!”

Aldonza prese, allora, un tono conciliante. “Non vi diedi cinquanta monete neppure un mese fa?”

Cinquanta monete! I soldati di ventura hanno una paga più alta!”

Erano oltre la somma stabilita da vostro fratello…”

Quella?… Pochi soldi che non alletterebbero neppure il mio guardiano di porci!… Fa vergogna il solo pensiero!”

Aldonza si irrigidì. “Non alzate la voce!”

E come deve difendersi un uomo offeso, umiliato, spogliato nella sua stessa casa?”

Vi darò dell’altro denaro…”

Prese una borsa dalla cintura e gliela porse sgarbatamente- “Prendete, ma per l’ultima volta!”

Cola agguantò rabbiosamente la borsa e la buttò a terra. “Mai più prenderò da voi il denaro che è mio!… Ora state in guardia. Ormai è guerra e noi Barresi non resteremo più servi a casa nostra!”

Ed andò via.

Un’ora dopo, sforzandosi di dimenticare quello sgradevole colloquio, Aldonza scese nel salone delle feste. La musica, ormai, dominava l’ambiente. Qualche ospite chiacchierava tranquillo.

Sospetto che don Fabrizio non arriverà. Brutto segno!” disse Aldonza.

Bruttissimo!” confermò Sara.

Appartati in un angolo, Cola e Luigi osservavano.

Avrei preferito farmi giustizia con le mie mani, invece di star qui, tra ballerini e femminucce!” disse Cola.

Stavamo freschi, allora!…” lo apostrofò Luigi. “E’ stata meglio la prudenza, invece… tanto, a far giustizia ci penserà nostro fratello stesso!… Quando tutto sarà finito, partiremo per Palermo… In fondo, anche questa guerra la vincerà il nostro sovrano!”

E che male ci può venire da lui?”

Resta la colpa di nostro fratello… Le sue parole imprudenti finiranno per pesare anche su di noi.”

Bisognerà parlar chiaro con quel Rodrigo!”

Lascialo perdere, quello è un cane che morde! Ho già fatto di meglio, invece! L’ho fatto andare a spasso a Calleri, ad aspettare chi non verrà, mentre due dei suoi bravi, Nicolò Musca e Bernardo Rimasuglia, passati dalla nostra parte, sono riusciti a portare ad Antonio Piero un certo foglio…”

Una lettera?”

Meglio! Ricordi i giorni in cui nostro fratello partì?”

Avremmo dovuto partire con lui… come potrei scordarmene?”

Fu allora che trovai l’arma per vendicarci!”

Tu leggi troppi libri fratello… non distingueresti un’arma da un fiore!”

Con le donne, i fiori sono armi ottime… i fiori e la poesia!”

L’ho detto! Leggi troppo!”

In quei giorni faceva molto caldo… Passeggiando dalle parti della stanza del segreto, sentii pronunciare un nome… Così, ho potuto trovare…”

Tirò fuori un foglio piegato in quattro. “Eccone una copia… Le parole sono di Pietro Bellopede!”

Cola aveva qualche difficoltà a leggere. “E che parole sono?”

Leggi, ripeto!”

Cola, quando dopo un bel pezzo finì di leggere, ruggì:

E’ terribile! Quest’uomo ha osato alzare gli occhi su di… Perché non hai parlato prima?”

Perché non raccolgo mai i frutti prima che siano maturi… Bellopede sarebbe stato messo a morte… ma, nostra cognata no!”

E ora cosa faremo, per vendicarci dell’insulto?”

Te l’ho detto! Sono riuscito a mandare Nicolò e Bernardo da nostro fratello!”

Sa già tutto, allora?”

Essi gli hanno portato il foglio ed anche una nostra lettera…”

Prese un secondo foglio. “Ecco! Te la leggo:

Quando tornerete, vi faranno sentire una musica. Chiedete che vi diano pure le parole. Se non vi accontenteranno, leggete queste che vi mandiamo. Le ha scritte don Pietro Caruso. La vostra signora moglie le ascolta molto spesso, magari ballando, in casa vostra, con tanto ardente amante. I vostri fedeli fratelli, Cola e Luigi.

Manderò Michele, il mio fidato compagno di caccia, ad uccidere quel miserabile!” esclamò Cola.

Si può fare tutto, ma con discrezione e al tempo giusto… Tu sei cacciatore e sai bene che bisogna aspettare… se si vuole catturare la preda!”

Nel frattempo, donna Aldonza Santapau e don Pietro Caruso, detto Bellopede, inconsapevoli dell’imminente inferno, ballavano con leggerezza.

Sembravano felici.

XIII

Sara camminava nervosamente su e giù davanti alla porta delle scuderie. Aspettava Rodrigo.

Hai avuto notizie?” chiese l’uomo, arrivando.

Purtroppo sì!” rispose Sara.

Ho lasciato due uomini nascosti a Calleri…”

E non ti allontanare da qui, invece!”

Perché?”

Che pensavi di fare a Calleri?”

Aspettavo il passaggio di don Fabrizio…”

Ma don Luigi non dovevi sottovalutarlo, purtroppo!”

Non l’ho mai sottovalutato! Infatti, mi è venuto il sospetto che, mentre stavo lontano in compagnia del freddo, la sua vera trappola scattasse altrove.”

Ed hai pensato giusto, perché la trappola è scattata a Palagonia!”

Non capisco…”

Ormai è guerra aperta, addirittura!… E Dio solo sa quali saranno le conseguenze!”

Una sola, per quanto mi riguarda! Don Luigi è un uomo morto!”

Non c’è più tempo, non c’è più tempo!”

Quindi, muoviamoci! Che è successo a Palagonia?”

Da Calleri non passerà nessuno…”

Questo l’ho capito! Che altro ha combinato, don Luigi?”

Ha buttato farina al vento, Rodrigo!… Farina al vento! Don Fabrizio non si è mai mosso dalle sue terre… Ma, in compenso, ha mandato due dei nostri passati dalla sua parte a far venire la tarantola al barone…”

Alla notizia Rodrigo restò impassibile. L’assenza di emozioni era sempre stata la sua arma vincente, quando voleva restare lucido e concentrato per avere chiaro il quadro della situazione.

Ho appena saputo che don Antonio Piero si trova a Palargonia” continuò Sara. “E sta salendo al castello, addirittura… non ti dico con quali intenzioni!”

Chi te l’ha detto?”

Un tizio mandato proprio da Nicolò Musca. Vuole farci scappare tutti. A quanto pare, secondo lui, gli affari sono affari, ma continua a sentirsi tuo amico.”

Rodrigo continuò a restare impassibile.

Tutto precipita, quindi!” si limitò ad esclamare.

E’ tutta l’Etna che salta in aria, addirittura!”

Lo dicevo che era meglio non farla, questa maledetta festa!”

Forse, sarebbe stato peggio!… Era come ammettere che c’è del marcio da nascondere… No, ormai… se la pietra è stata tirata… possiamo solo sperare nella protezione della Madonna della Stella!”

Proverò a fermare il barone!”

Ti ammazzerebbe prima che tu aprissi bocca!”

Forse Musca ha dato il consiglio giusto… Farò portare al sicuro don Pietro e donna Aldonza.”

Sarebbe come ammettere la colpa.”

C’è altra soluzione?”

Sì, metti in salvo soltanto la baronessa, per intanto!”

Bisognerà convincerla…”

Ci penserò io… Non sa ancora nulla di quello che sta succedendo.”

Ma, come può credere… a una calunnia chiara come l’acqua?”

Prova ad entrare nella testa di un marito geloso!”

Vado da don Pietro!”

Certo, egli sa già tutto! Ma, tu… tu non rischiare la tua vita!”

C’è poco da perdere, al punto in cui siamo… alla fine dello scanna scanna, jl re ci mette un attimo a distruggere anche il barone!”

Proprio così! Ma, mi sembra impossibile che tu possa fermare la strage!”

Ci proverò lo stesso…”

Sara non trattenne più i suoi sentimenti.

Ci proverai per chi? Ci proverai… per lei?”

Rodrigo ne fu turbato. “Che dici? Non ti capisco?”

Sara lo guardò negli occhi. “Sono molto donna, Rodrigo… difficile ingannarmi!”

Ti voglio bene anch’io…”

E so leggere nella… nella tua musica! Le tue note avevano la stessa passione delle parole di don Pietro Caruso!”

Rodrigo le accarezzò la guancia, delicatamente.

Avere avuto te mi ha dato più di quanto mi spettavo dalla vita… alla mia età e nella mia condizione!” disse.

Nei miei sogni ci sei solo tu… Ma, nei tuoi… chi c’è nei tuoi sogni?”

C’è la gratitudine per chi mi ha accolto come un amico…”

Riesci sempre a stupirmi! Esibisci il tuo cuore con più superbia degli orgogli baronali… Forse sei l’uomo nuovo per questi nostri tempi nuovi!”

Lo baciò fuggevolmente e andò via.

Rodrigo restò immobile.

XIV

Ti cercavo…” disse Pietro, entrando nelle scuderie, dove Rodrigo era andato a preparare due cavalli per la fuga di Aldonza e Sara.

Anch’io sarei venuto da voi… Si torna ai bei tempi, se non sbaglio!”

Proprio così! La parola passa al Cenacolo! Vediamo se si è saputo fare un buon lavoro in questi mesi… Tu hai il compito più delicato e più lungo… Almeno tu devi vivere… perché io fra poco morirò!”

Lasciatela alle campane di Militello, la iettatura! I cavalli sono per la baronessa e donna Sara. Io resto a piedi con voi.”

Io aspetterò il barone… e farò parlare la spada… tu no!”

Rodrigo si allarmò. “Non vorrete ucciderlo?”

Al contrario, soccomberò io!”

Pensatene un’altra!”

Dammi un’idea migliore e ne sarò contento… Mi prenderò l’intera colpa… Dirò che ho costruito le mie fantasie all’insaputa della baronessa…”

E’ uno stile vecchio! Una pensata del genere non è da voi! Il barone non ci cascherà!”

Il barone crederà ciò che più gli piacerà credere, come capita a tutti.”

E dove lo aspetterete?”

Dove mi cercherà… nella mia stanza, mentre tu andrai via con le donne.”

Mi credete un vigliacco?”

Al contrario! Tu hai il compito di vendicarmi!”

Andate pure, allora… Io tornerò… e non permetterò a nessuno di farvi del male.”

Va bene, va bene! Dio solo sa quello che in effetti farai… Però è importante che tu sopravviva.”

Questo lo avete già detto!”

Per ogni evenienza… nello scaffale dei miei libri… seconda fila, partendo dal basso… lascerò il Monarchia di Dante Alighieri… A pagina 28, in margine, vi troverai annotate le dosi del veleno con cui la tua amica Isabella uccise un povero ingenuo che credeva di essere amato da lei… Dopo, sai già a chi devi servirlo con la minestra!”

Gli porse la mano.

Ora ti chiedo soltanto la cortesia di salutarmi come si saluta un amico.”

Rodrigo gli prese il braccio e lo abbracciò.

Lo siete sempre stato, don Pietro!” disse.

L’ho sempre saputo… mio caro don Rodrigo, legittimo marchese di Cortemilia!” rispose il segreto.

Detto questo, Pietro andò via senza voltarsi.

E così eccoci all’epilogo!” disse poi Rodrigo al suo cavallo.

Prese un foglio dal giustacuore, mosse una pietra sul muro e da quel nascondiglio tirò fuori una sacca con altri fogli… Vi aggiunse ciò che quel pomeriggio stesso vi aveva scritto:

Fra poco pioverà… e questa pioggia che percuoterà tristemente i tetti di Militello, chiusa in un dormire senza sogni, io me la porterò per sempre… con la tua luce, Aldonza… un bene che nessuno potrà mai togliermi!… Da quando sono al castello, discretamente… invisibile a tutti!… ti amo e ti proteggo… e discretamente ti guardo!… Tu sei così viva, con i tuoi modi gentili e naturali nelle armonie della danza!… Ma, la tua bellezza l’hai regalata ad un altro… con una prodigalità per cui Dio ti manderà all’inferno!… Per troppo tempo, ho sentito il mio amore trascurato che ogni giorno si ridestava insieme a me, nelle vene che tornavano a pulsare, sotto la lastra di ghiaccio del mio ruolo di servo, al di là della gelosia che marciva ed incancreniva nelle ore di solitudine!… E, come una serpe nel seno, mi sono portato dentro il desiderio di un gesto definitivo, che finalmente mi desse il gusto di esserci nato, in questo mondo di mercenari!… Forse, è arrivata la mia ora… prendila e conservala nel silenzio, come il dono più prezioso che mai amante diede alla sua amata!

Avvicinatevi pure, maestro Ignazio Del Castro!” disse, poi, vedendo un’ombra stagliarsi nel vano della porta delle scuderie.

Sono venuto subito, quando mi hanno detto che mi cercavate…” disse Del Castro.

Vi ho sempre considerato un ottimo amico e un musicista eccellente… per questo vi ho sempre tenuto lontano dai miei affari più compromettenti…”

Li ho sempre saputi… detta così, come vi capita spesso di dire…”

Bene. Ora prendete e nascondete questa sacca. Lì dentro c’è il racconto della mia vita. Se sopravviverò, tornerò a chiedervela.”

Senza dir nulla, Ignazio Del Castro prese la sacca e un cavallo. Vi montò sopra e disse:

Sopravviverete e, se vorrete, troverete tutto!”

Poi, andò via.

XV

Cola entrò nel cortile del castello, strisciando lungo il muro. Si guardò intorno, pieno di sospetti… Da dietro la fontana della Zizza spuntò Nicolò Musca, che lo afferrò al collo e gli tappò la bocca. Venne fuori pure Bernardo, che gli puntò il coltello alla gola.

Non fiatare, o sei morto!” sussurrò Bernardo.

Cola restò immobile.

A quel punto, comparve Antonio Piero e gli si pose davanti, sovrastandolo. Quindi, gli scagliò in faccia la lettera del fratello…

E’ stato Luigi!… Egli ha fatto tutto!” mugolò Cola. “La tettera io l’ho soltanto letta!”

C’è scritta la verità?” chiese Antonio Piero.

Cola non rispose, paralizzato dalla paura.

O si tratta di una trappola?” continuò il barone.

E’ stato per difendere l’onore… il tuo, quello della famiglia… Le angherie del segreto…”

Ma di che parli? Rispondimi chiaramente!”

Cola si erse un po’, a fatica.

E’ tutto vero!” disse d’un fiato.

Antonio Piero gli voltò le spalle. “Lo puoi giurare?”

Sul Vangelo e sulla mia testa!”

Antonio Piero fece cenno ai due bravi di lasciare il fratello. Essi obbedirono, ma si tennero pronti ad intervenire. Cola cercò di ricomporsi. Poi, andò vicino al barone, che sembrava starsene perduto nei suoi pensieri.

Se Aldonza è innocente, ti uccido!” disse freddamente Antonio Piero.

Cola cominciò a tremare. “Qui i Barresi non contano più nulla!… Ed il tuo nome conta ancor meno!… Solo il segreto decide e comanda!… Fa e disfa le fortune e poco manca che non ci dia gli orari per mangiare, dormire, o stare con le donne!… Egli si ficca dappertutto, stabilisce chi può entrare nel feudo e chi no, cosa si deve fare e come si deve fare… E tua moglie lo appoggia in ogni prepotenza… Tua moglie sta sempre dalla sua parte… balla e ride con lui…”

Te le ricaccerò in gola, tutte queste parole, se non sono vere!” esclamò il barone.

Cominciò a camminare nervosamente. Avanti e indietro. Poi, si fermò di colpo. “E la gente… parla?”

E che speravi? La gente non è cieca… Il fatto è conosciuto! Ormai, per tutti, al castello il padrone è lui!”

Potrebbe essere soltanto una fantasia di quel damerino… può darsi che Aldonza neppure ne sappia nulla!”

Quindi, ti sembrano una fantasia anche i balli in tua assenza?… Anche le canzoni piene di passione colpevole?”

Non so più nulla… E nulla, a questo punto, mi sembrerebbe incredibile!”

Riprese a muoversi. Si fermò. “E tu?… Tu che fratello sei, se restavi a guardare mentre si calpestava il mio nome? Perché avete sopportato tanto, tu e Luigi?”

Se li avessi uccisi, come avresti reagito?”

Ti avrei adorato come si adora un fratello che ti ha difeso l’onore!”

Eri troppo invaghito! Mi avresti messo a morte come un congiurato invidioso!”

Luigi, però… almeno lui poteva avere più discernimento…”

E così è stato!… Proprio lui mi ha mandato qui stanotte, per sapere quando arrivavi.”

Indicò Nicolò e Bernardo. “Dovevamo incontrarci con loro per avere notizie.”

Ora, dov’è?”

Cola girò la testa a guardare un luogo alla sua sinistra.

Qui vicino” disse.

Va’ da lui e portamelo.”

XVI

Arrivò Sara, che era scesa dagli appartamenti di Aldonza in avanscoperta, per verificare se la strada che portava alle scuderie era libera.

Bisogna andar via di corsa!” aveva detto alla baronessa.

Che succede di tanto grave?” aveva chiesto Aldonza.

Sara non se l’era sentita di dirle subito la verità, per evitare una sua reazione che finisse per peggiorare le cose. “Alcuni sgherri al servizio di don Fabrizio, con la complicità dei vostri cognati, sono qui per uccidervi.”

E don Rodrigo non interviene?” aveva ancora chiesto Aldonza.

Prima vuole mettervi in salvo… Io vado avanti. Fra un quarto d’ora venite nelle scuderie.”

Adesso, però, Sara aveva davanti il barone e lo guardava ansiosamente.

Che luride canaglie mi ritrovo in casa?” la apostrofò Antonio Piero.

Sara, annichilita, chinò il capo.

Ho lasciato un castello e trovo un lupanare!” continuò l’uomo.

Quindi, dette un violento manrovescio a Sara. Ella seppe solo dire, con un filo di voce:

Vossignoria… qui nessuno vi ha fatto torto!”

Antonio Piero le dette un altro manrovescio. “Vediamo se così va meglio!”

Sono io, forse, che ho profanato la vostra casa…” disse Sara. “Me dovete mettere in croce!”

Tu?… Tu non sei nulla!”

L’onore della vostra casa… don Pietro non l’ha mai offeso… se non con me!”

Antonio Piero la guardò con disprezzo. “Eccola! Un miserabile verme che striscia!… E’ gente così che oggi mi sporca il pavimento!”

Si volse a Nicolò. “Uccidila!”

Non sarebbe meglio aspettare, barone… Qui c’è una versione molto diversa dei fatti…” provò a dire Nicolò.

Basta!… O penserò che sei complice anche tu! Portala via e uccidila!”

Così Sara venne portata via da Nicolò.

Sopraggiunse Luigi e, senza riuscire a mascherare il suo isterismo, si avvicinò al barone. “Cos’altro devi vedere per convincerti, fratello?”

Antonio Piero lo guardò con aria instupidita. “Ho visto anche troppo… o forse ho visto soltanto una donnetta spaventata…”

Non è una donna qualsiasi! E’ la complice di tua moglie… E’ con lei che Aldonza trascorre le giornate… E’ lei l’amante di quel Rodrigo!”

Attento, Luigi!… Per Aldonza, devi provarmi ben più di una pura e semplice imprudenza nello scegliere le amicizie…”

Il che sarebbe già una colpa grave, trattandosi della baronessa di Militello! Ma, c’è dell’altro!”

Parla chiaro, senza girarci intorno!”

Sono stati arruolati troppi mercenari forestieri… Il segreto ti ha riempito il castello di spie e traditori al servizio dei Santapau!”

Il segreto è già un uomo morto… Ma, Aldonza…”

E’ la più interessata! E’ lei che ha il sangue maledetto dei Santapau nelle vene… Fratello, io ti dico che ha congiurato ai tuoi danni… d’accordo con suo padre ed il suo amante!”

Nello sguardo del barone ormai c’era soltanto furore omicida. “Ora ascolta ciò che ti dico io!… Ti conosco… e perciò vorrò vedere con i miei occhi!… Ti prometto una morte lenta, invocata tra atroci tormenti, se…”

Se?… Se che cosa?… Mentre tu eri lontano, io ho guardato l’onore e gli interessi della nostra famiglia! Io ero stato disprezzato da te, messo da parte, costretto a vivere con un miserevole sussidio… come un servo!… Eppure, non ti ho tradito! Tua moglie, invece… Tua moglie, a cui avevi lasciato ogni prestigio e potere, ha passato i suoi giorni tra i balli e le tresche… E, quel che è peggio… lo ha fatto davanti agli occhi del mondo!… E oggi tu minacci me?… Me!”

Cola irruppe trafelato.

Aldonza sta venendo qui!” gridò.

Andate via tutti!” ordinò Antonio Piero.

E tutti andarono via.

XVII

Vedendo il marito, Aldonza accennò ad andargli incontro. Ma, Antonio Piero la fermò con un deciso gesto della mano.

Non avvicinatevi!” le ordinò.

Per quale nuova legge mi s’impedisce di accogliervi come sposo?”

Bernardo!” chiamò il barone.

Lo sgherro arrivò all’istante.

Legala e chiudila in una stanza!”

Di che colpa mi si accusa?” chiese Aldonza, ancora incredula.

Colpa? Quale parola al mondo potrà definire il delitto di cui vi accuso? Voi… voi sola potevate compiere su di me lo scempio peggiore… e l’avete fatto! Mi avete gettato addosso il fango del tradimento… E con chi? Con un servo intrigante, al quale ho fatto soltanto del bene… Con chi?! Con l’uomo che doveva custodirmi la casa, gli averi, l’onore!… Neppure il re era in grado di annichilirmi così! Il re… può soltanto rapinarmi, o uccidermi, se vuole… lasciandomi a fronte alta!… Contro il re, il barone di Militello cadrebbe senza un lamento, con intatta la dignità del suo rango… Ma, contro il tradimento di colei che hai fatto carne della tua carne, sposandola davanti a Dio e agli uomini, cosa resta?… La risata della canaglia? La commiserazione ipocrita dei nobili? Cosa resta?… Ad un marito tradito neppure la morte toglie il ridicolo!”

Voi mi accusate… di…” balbettò Aldonza.

Vi accuso di aver trescato in mia assenza col segreto Pietro Caruso!”

Siete stato capace di un pensiero tanto delittuoso?” chiese la donna e si accasciò.

Il mio pensiero ha seguito i vostri comportamenti!”

Aldonza ebbe un sussulto di orgoglio. “E quali? Di che parlate?… Di quali comportamenti accusate me… e chi vi è stato fedele sempre?”

Osate difendere quell’uomo?”

Non difendo lui… difendo me stessa! Difendo il mio ed il vostro onore!”

Basta! Ormai ho la conferma dei miei sospetti!”

Si volse a Bernardo. “Esegui gli ordini!”

Il segreto!” urlò Luigi, rientrando con gli altri, mentre Aldonza veniva portata via. “Non bisogna dargli il tempo di fuggire!”

Il suo destino è già segnato, ovunque vada!” disse il barone.

Quell’uomo ha mille risorse…”

Tutte inutili!… In ogni caso, è un uomo morto…”

Antonio Piero si voltò verso suo fratello Cola. “Piuttosto, Cola, comunica ai soldati di passare quest’ordine: che nessuno esca di casa, per tutta la notte!… Nessuno, soprattutto, può sostare o passare nei pressi del castello!”

Alzò lo sguardo e vide accendersi sulla torre una fioca luce, proprio nella stanza del segreto.

Eccolo!” esclamò il barone. “Vedo la sua finestra che s’illumina… Quel gaglioffo avrà l’onore di una visita del barone di Militello in persona!”

A quel punto, Rodrigo comparve a sbarrargli la strada.

Passate prima sul mio cadavere, barone!” disse con voce calmissima, il che era il vero segnale della sua furia.

Uccidilo! Che aspetti?” disse Luigi a Cola.

Così?…” disse Cola. “Nostro fratello, ormai, è una belva furiosa! Preferirà farsi giustizia con le sue mani!”

Improvvisamente sopraggiunse Nicolò, che colpì Rodrigo alla nuca.

Allora, Antonio Piero corse via, verso la stanza del segreto.

Aiutate vostro fratello! A costui penso io!” disse Nicolò a Cola Barresi.

Andarono tutti dietro il barone e dopo un poco si udì il grido di Pietro Caruso, che, ferito, era stato gettato nel vuoto.

Già fuori dal castello, Nicolò disse a Rodrigo, che andava risvegliandosi:

E’ troppo tardi per far qualcosa, amico!… Almeno voi dovete restare vivo… in fondo, mi siete stato sempre simpatico.”

Gli dette una pacca sulle spalle e, di corsa, tornò indietro.

Luigi accorse per controllare se, dopo quel volo, il segreto era morto.

Cola!” chiamò. “Guarda se è morto…”

Guarda se è morto!” disse Cola a Bernardo che era sopraggiunto insieme a lui.

Sembra morto…” disse Bernardo. “No! E’ ancora vivo!”

Finiscilo, Cola!” ordinò Luigi.

Finiscilo!” ordinò Cola a Bernardo.

Con calma…” disse Antonio Piero, sopraggiungendo.

Forse il barone vorrà divertirsi un po’…” commentò Bernardo. “Forza, tiriamolo su!”

Il povero segreto venne messo a sedere a terra. Antonio Piero gli campeggiava sopra.

Non mi chiedi, canaglia, perché fra poco ti ucciderò… brano a brano?” chiese il barone.

Caruso ebbe appena un filo di voce. “Io so soltanto che non ho fatto nulla…”

Antonio Piero lo colpì, strappandogli un urlo di dolore. “E non svenirmi!”

Di che mi accusate?”

Non ti accuso io… Le tue stesse parole ti accusano!”

Non vi capisco…”

Che poeta sei? Non ricordi più i versi che hai scritto? Quella canzone tanto piena di sentimenti infami?”

Quale canzone?”

Antonio Piero lo colpì. “Questo ti aiuterà a ricordare!”

Pietro ebbe un urlo di dolore.

Confessa… così morirai subito, senza soffrire troppo!”

La baronessa non ha colpe. Non ha mai saputo nulla. Ho tenuto per me soltanto i miei sentimenti…”

Allora, ammetti?”

Ammetto di aver sofferto in silenzio… senza mai recarvi offesa!”

Dove vi incontravate? Cosa speravate di ottenere?”

Io… non vi ho mai recato… offesa!”

E svenne.

Portatemi il cavallo e qualcosa a cui legare questa canaglia!” ordinò il barone.

Quando arrivò il cavallo e Pietro vi fu legato, un tragico corteo cominciò a percorrere le vie di Militello.

Si giunse, così, davanti alla casa di Francesca, la madre del segreto, sul confine tra il quartiere di San Pietro e la piazzetta antistante il monastero femminile di San Giovanni, dove madre Antonia seguiva disperata il precipitare degli eventi.

Svegliati, Bellopede!” disse Antonio Piero, scendendo da cavallo e scuotendolo col piede. “Ora ascoltami… devi ballare come piace a me!… Voglio che la morte ti entri dentro goccia a goccia!… Per tutta la notte ti trascinerò… Per te, il momento migliore sarà quando tutto finirà!”

Si sentì un urlo di dolore.

Era Francesca.

Sventura!” urlò la donna. “Sventura sulla mia casa!”

Antonio Piero la guardò con ferocia. “Perché ti scaldi tanto? A tuo figlio piacciono le canzoni. Cantagliene una… morirà più contento!”

Francesca non lo degnò di uno sguardo. “Che ti fecero, figlio della sventurata?”

Antonio Piero le si avvicinò, la prese per i capelli, la costrinse a guardarlo in faccia.

Canta!” ordinò.

Francesca lo guardò. “Mi sta morendo… sotto i miei occhi!”

Canta, vecchia megera! O ti giuro che te lo sventro davanti!”

Dette un calcio a Pietro, che urlò di dolore. Francesca lo guardò con sguardo di pazza. Per un attimo Antonio Piero arretrò e Francesca cantò, dondolandosi, come in una nenia antica:

Autu signuri cu sta biunna testa,

Mi fai cantari cu la dogghia in cori!

Ma, pi ogni santu veni la so festa…

A tia, signuri, viniri ti voli!

Basta!” gridò Pietro, con le sue ultime forze. “Io non vi feci torto… Ma, se avessi saputo che belva siete… se avessi saputo… non una, ma mille volte!”

E crollò, ormai moribondo.

Bernardo gli si avvicinò, come per slegarlo e velocemente gli sussurrò:

Vi uccido subito, don Pietro! E’ inutile farvi soffrire ancora… Abbiamo messo in salvo don Rodrigo… Ci penserà lui a regolare i conti…”

E, con un colpo secco, gli conficcò il pugnale nel cuore.

A quel punto, Antonia uscì dal monastero.

Portalo dentro la chiesa” disse a Bernardo.

Lo veglieremo noi, questa notte” disse poi a Francesca.

Le andò vicino e, abbracciandola, le sussurrò:

Venite. Piangeremo insieme.”

Quella notte sembrò lei l’unica vincitrice.

Antonio Piero andò a sedersi, stremato, sul dislivello che c’è fra la strada che porta al castello e la strada che porta a San Pietro, col capo fra le mani.

Bernardo” disse il barone “Vai nella stanza della baronessa… Fa’ che almeno la sua morte sia dolce!”