Rocambole Garufi: George Orwell quand’era al servizio dell’imperialismo inglese

II

George Orwell : quand’era al servizio dell’imperialismo inglese

di Rocambole Garufi

Orwell lasciò la scuola di ST. Cyprian nel dicembre 1916, dopo aver vinto due borse di studio, una per il “Wellington College” e l’altra per Eton. Prima andò al “Wellington College”, ma dopo appena un trimestre passò a Eton, nel maggio 1917.

Vi rimase fino al Natale del ‘21 e fu in questo periodo che s’inferverò per le idee socialiste.

Ma, dopo il diploma, anzicché proseguire negli studi, si arruolò nella polizia imperiale in Birmania, dove restò dal novembre del 1922 all’agosto del 1927.

Per lo Zanmarchi:

“A determinare questa scelta, riguardo alla quale Orwell osservò il più assoluto silenzio, non fu soltanto l’istinto di seguire le orme del padre (e del nonno prima di lui). Lo influenzarono senz’altro le necessità di ordine economico, il fascino romantico dell’Oriente di Kipling e il desiderio di impegnarsi in un’attività “pratica” 1.

La delusione era scontata. Orwell era un uomo col senso morale troppo sviluppato per poter star bene nell’ambiente birmano. Tutto il suo intimo si ribellava alle ingiustizie che aveva il dovere di difendere.

Il riflesso di ciò lo troviamo nei racconti Shooting an elephant e A hanging, due dei più felici e dei più orwelliani (nel senso che, con una tecnica alla quale lo scrittore rimase sempre fedele, partono dalla acuta osservazione dei particolari per arrivare alla enunciazione generale).

In essi la mistura di esperienza individuale e di creazione artistica è perfetta. Cadw, quindi, a proposito l’osservazione del Thomas, che così si esprime:

“Shooting an elephant and A hanging are among the best essays Orwell ever wrote, and they certainly provide the most classic examples of his method of progressing from the individual experience to the general conclusion” 2.

Nel primo lo scrittore racconta di come una volta fu costretto a uccidere un elefante, nonostante la ripugnanza che la cosa gli ispirava.

Egli, infatti, era stato vittima del codice comportamentale del “pukka-sahib”, secondo il quale il bianco doveva essere un perfetto e freddo cacciatore.

Da qui ha inizio una serie di considerazioni sulle condizioni dell’esercito coloniale inglese, dove l’essere tiranni si unisce ad una contemporanea mancanza di libertà, alla schiavitù nei confronti dei pregiudizi.

Incomincia la grande tematica di Orwell, il rapporto tra libertà dell’individuo e società.

L’altro aspetto interessante di questo racconto è il pessimismo che lo scrittore dimostra sulla capacità di una reazione efficace da parte degli oppressi. Sarà questa la caratteristica più sconsolata di Nineteen Eighty-Four.

Nel secondo racconto, A hanging, di una psicologia meno sottile, Orwell descrive l’impiccaggione di un indigeno.

Il raccapricciante avvenimento porta lo scrittore alla presa di coscienza della sostanziale ingiustizia della pena capitale, soprattutto quando essa è stata decretata da chi si è imposto con la forza a tutto un popolo.

“In nuce” in questi due racconti vi è la caratteristica fondamentale del modo di lavorare di Orwell; egli col suo grande bisogno di dire cose concrete, partiva dall’esperienza personale, come ha messo in evidenza il Thomas, indicando che:

“What is distinctive is his ability to record on the page the progress of a creative intelligence, producing ideas not from the ideas of the others, but from the experience of life itself” 3.

1 Giovanni Zanmarchi, op. cit., p. 23.

2 Edward M. Thomas, Op. cit., p. 8; trad. “Shooting an elephant and A hanging sono tra gli studi migliori che Orwell ha mai scritto e certamente forniscono gli esempi più classici del suo metodo di procedere dalla esperienza individuale a una conclusione generale”.

3 Edward M. Thomas, op. cit., p.8. Trad. “Quello che è caratteristico è la sua abilità nel riportare sulla pagina l’evoluzione di una intelligenza creativa, producendo idee non dalle idee degli altri, ma dall’esperienza personale”.

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